I SEGNI DEL TEMPO

I SEGNI DEL TEMPOFirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca
venerdì 12 febbraio 2021, 00:00Notizie di FV
di Tommaso Loreto

Ulteriori indicazioni, all’interno di una risposta che prosegue il dialogo a distanza, sono arrivate ieri per bocca del Soprintendente Pessina, tornato a parlare del Franchi. Indicazioni su quello che potrebbe essere il rinnovato stadio fiorentino, indicazioni anche su come e quanto immaginare la rivoluzione urbanistica per l’intero quartiere. Senza contare l’apertura alle esigenze commerciali della proprietà viola di fronte all’opportunità di sfruttare al massimo gli spazi interni ed esterni allo stadio (sempre che si possa trovare un incontro in termini di dimensioni delle aree commeciali in questione)

Nulla di discutibile a priori, figuriamoci, forse un filo tardivo all’interno di una partita aperta da tempo immemore, ma probabilmente anche una strada per provare a mettere insieme tutte le esigenze del caso: quelle legittime di chi vorrebbe un impianto moderno (i tifosi) ma anche di chi vorrebbe vivere un quartiere in modo diverso visto che nei giorni di partita diventa(va) una sorta di inferno difficilmente vivibile (i residenti). Un percorso che tuttavia tende a escludere una terza, fondamentale, parte, quella dell’imprenditore disposto a investire di tasca propria su un impianto di proprietà. Per mille motivi, tutti noti.

Indicazioni, si diceva, concetti lontani da vincoli e paletti che fino al recente passato hanno riguardato il Campo di Marte (e che comunque non sono usciti scalfiti dalle mire di ricostruzione di Commisso) ma che al tempo stesso rimbalzano di fronte alle richieste del patron viola che vorrebbe certezza di tempi, costi e controllo oltre all’auspicio di poter completare il tutto con il fatidico “Fast Fast Fast” sbandierato dal suo arrivo e messo in pratica con il centro sportivo di Bagno a Ripoli.

Mosse che ancora oggi definiscono una scacchiera dove i partecipanti non sembrano essere così vicini,  visto che la sospensione, la semplice assenza di indicazioni, che riguarda l’area di Campi Bisenzio bene racconta il momento attuale di stallo. Di certo c’è allora che il dibattito stadio si trova nuovamente sospeso, interrotto tra chi dovrebbe fornire tempi e scadenze precise e chi per forza fatica a mettere sul tavolo un piano di fattibilità per la costruzione di un nuovo impianto.

Sulla carta persino due percorsi che rischiano di restare paralleli, senza intrecciarsi, almeno se Commisso dovesse comunque decidere di abbandonare definitivamente l’ipotesi Franchi in uno scenario in evoluzione solo in termini di distanze e velate polemiche. Non il massimo per chi vorrebbe semplicemente veder camminare a braccetto opportunità economiche, di sviluppo e crescita e istituzioni pubbliche. Conferma di un problema cronico, quello legato alle infrastrutture, che riguarda l’approccio di un intero paese.

Mentre si sprecano gli inviti alla maggiore diplomazia, da una parte, e a una maggiore apertura verso chi ha già saputo investire e far partire lavori concreti, c’è anche chi come i tifosi fa sommessamente presente che le condizioni attuali dell’unico stadio in cui gioca la Fiorentina restano - eufemismo - precarie. Segno che le tante parole fin qui spese son state regolarmente portate via dal vento senza scalfire l’inevitabile passare del tempo. Che di fronte al valore artistico del Franchi sembra non farsi troppi problemi.