ESISTONO LE CATEGORIE
Categoria. Ovvero la “suddivisione che si ottiene ordinando o classificando secondo vari criteri” un oggetto, un luogo, talvolta anche una persona. Un’espressione che, spesso, viene prestata al mondo del pallone per definire o evidenziare un giocatore rispetto ad un altro contesto. In questo senso, la categoria di Federico Chiesa appare evidente, sotto gli occhi di tutti. Dalle difese avversarie – che saggiano per prime la forza del ragazzo – fino agli addetti ai lavori (uomini mercato compresi) che ne seguono costantemente l’evoluzione.
Così, quasi come se fosse un ritornello che si ripete di partita in partita, ecco arrivare l’ennesima dimostrazione da parte di un giocatore che – evidentemente – nell’anonimato proprio non ci vuole stare. La trasferta di Verona contro il Chievo, inutile negarlo, ha messo in luce ancora una volta problemi e limiti di una squadra in cui anche la difesa (da sempre reparto all’occhiello) comincia a subire troppi passaggi a vuoto. Si parlerà molto del VAR (oggi ancora decisivo nel bene e nel male), si parlerà del gioco viola (ancora a singhiozzo nonostante la Fiorentina sia rimasta imbattuta in sette trasferte consecutive in Serie A per la prima volta dal novembre 2007), ma per fortuna si parlerà ancora di un giocatore capace di esaltarsi e di esaltare.
Prestazione e numeri. Perfettamente amalgamati in un binomio che sta scandendo questo periodo storico di Chiesa con la maglia della Fiorentina. Dopo la prima doppietta in viola (contro il Torino in Coppa Italia), è arrivata anche la prima doppietta in carriera in Serie A. Non a caso contro il Chievo Verona, la vittima preferita di Federico con quattro gol (inclusa la sua prima marcatura nel torneo, gennaio 2017). “Ringrazio il mister che mi tiene sul pezzo novanta minuti, io ci sono sempre per lui, per la squadra e per i nostri tifosi”. Di un’altra categoria, anche a parole.