TERZO TEMPO, C'è chi dice no

05.12.2007 08:05 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Il Tirreno

Lunedì un coro pressochè unanime, ieri qualche distinguo. Bene il fair play in campo e lodevole l’iniziativa della Fiorentina sul cosidetto “terzo tempo”, ma non deve essere imposto dall’alto. A prendere le distanze da quanto deciso dalla Lega sono soprattutto Roberto Mancini e Delio Rossi. «Quello del terzo tempo credo sia un bel gesto, però non deve essere imposto» afferma l’allenatore dell’Inter, la prima voce fuori dal coro. Mancini ricorda che nel rugby il terzo tempo «è una tradizione. Lì si tratta di un fatto spontaneo. Dovrebbe essere così anche nel calcio, non una cosa imposta. Si può fare, però non deve essere una cosa obbligatoria». D’accordo con lui il collega della Lazio. «Il terzo tempo? È senza dubbio una bella cosa concettualmente, non trovo solo giusto che venga deciso dall’alto a seguito di un’iniziativa del singolo...», dice il tecnico della Lazio.
 «Pensano che il calcio sia solo doping o qualcosa di artefatto - continua - e invece è tutto frutto di sacrifici. Bisognerebbe rendere il calcio più terra terra, molto più semplice di quello che appare, come effettivamente è. Penso ad esempio al fatto di far vedere più allenamenti, di stare più a contatto con la gente.

Insomma, di riportare il calcio a quello che era, ossia un gioco e soprattutto sport».
 Un invito a non dividersi viene dal tecnico della Roma Luciano Spalletti. «Bisogna iniziare a portare avanti queste iniziative senza parlare e basta. Anche per mandare un bel messaggio persuasivo nei confronti di chi ci vede». L’allenatore giallorosso ieri ha parlato con i giocatori della novità che sarà introdotta a gennaio: «Ho notato una certa disponibilità a capire la situazione certo, è un gesto che bisogna anche sentire dentro». Un plauso senza se e senza ma all’iniziativa («bellissima») viene invece dal decano dei tecnici italiani, Carlo Mazzone. «Mi auguro che duri in eterno e diventi una consuetudine del calcio» dice. Per l’ex allenatore di Roma, Cagliari, Bologna e Brescia una partita di calcio non deve essere una guerra, ma «90 minuti di agonismo, leali, nel rispetto delle regole poi finita la partita ci si saluta, ci si abbraccia, ci si complimenta». Per Mazzone, il terzo tempo sarà un esempio educativo per i bambini e gli adolescenti, per questo invita i giocatori a darsi la mano: «Bisognera avere questa forza d’animo anche dopo partite di grande interesse, come un derby».
 Intanto da Matarrese arriva anche un altro invito alle tifoserie. «Mi auguro - dice il presidente della Lega - che presto il terzo tempo si possa vedere fra i tifosi».