SACCHI, Fiorentina Oscar del mercato
Sacchi, che campionato andremo a vedere?
«Un campionato sempre più spaccato, quattro o cinque grandi da una parte e una quindicina di squadre, molto più deboli, dall’altra. L’Italia non può permettersi venti squadre in serie A, così il campionato perde spettacolarità, emozioni e competitività».
Comunque sarà un campionato diverso dallo scorso anno…
«Questo è sicuro. Il ritorno della Juve, il Milan non più penalizzato, una Roma che dopo due campionati giocati benissimo dovrebbe fare un ulteriore salto di qualità, renderanno il campionato più incerto di quello dello scorso anno».
E’ l’Inter la grande favorita?
«Sì, l’Inter è la migliore. Nel trofeo Moretti di mercoledì sera i campioni d’Italia hanno dimostrato non solo che sono più avanti come amalgama di Juve e Napoli, ma hanno ribadito i loro eccellenti valori. Però il calcio non è fatto solo di valori tecnici, se non trovi motivazioni, equilibri, spirito di gruppo rischi di essere una Ferrari senza benzina. Fra l’altro noi abbiamo tre squadre, l’Inter appunto, e poi il Milan e la Roma che in Champions League possono andare avanti. E conciliare Champions e scudetto non è facile, per cui potrebbe approfittarne la Juve che non ha le coppe».
Zeman è arrivato a dire che l’Inter ha due squadre da scudetto. Concorda?
«Pur riconoscendo la forza dell’Inter io non sono per ‘rose’ così ampie perché finisci per mandare in panchina e anche in tribuna troppi giocatori. In questi casi perché le cose funzionino occorre una perfetta intesa fra club e allenatore, anzi l’allenatore deve essere supportato sempre e comunque dalla società».
Meglio l’Inter del Milan?
«Il Milan mi piace perché assieme alla bella Roma di Spalletti è la squadra che più si avvicina al calcio internazionale. Premesso questo, ricordo che il Milan è nel mio cuore, stimo la società, stimo il suo bravissimo allenatore, stimo tanti dei suoi giocatori. Giocatori, però, che in certi casi hanno l’handicap dell’età e quindi c’è il rischio che alcuni possano crollare. Milan e Inter sono due squadre diverse, forse a livello di gioco collettivo ha qualcosa di più il Milan, ma come freschezza e forza fisica l’Inter si fa preferire».
La Juve?
«Ha operato bene, al mercato. Intanto la conferma di Buffon, miglior portiere del mondo, rappresenta una garanzia per la squadra, la società e i tifosi. Semmai avrei fatto qualche acquisto in meno, puntando di più sulla qualità, e avrei dato ancor più fiducia ai suoi giovani di talento. Credo che alla Juve manchino uno o due campioni per stare ai massimi livelli».
A chi assegna l’Oscar del mercato?
«Mi piace molto il mercato della Fiorentina, un mercato che punta sui giovani. Se la gente avrà attenzione, pazienza e comprensione, con quei giocatori di talento, con un signor tecnico come Prandelli che è un autentico insegnante di calcio e con una società che attua una politica lungimirante, la Fiorentina si leverà belle soddisfazioni. Molto interessante è anche la Roma: pur non avendo le risorse economiche di Inter, Milan e Juve, si è arrangiata bene, ha inserito pedine importanti in un impianto dove ci sono ottimi giocatori e due campioni come De Rossi e Totti».
Domanda fatidica: il calcio italiano è spettacolo oppure no?
«Lo è nel momento in cui riusciamo a conciliare la nostra indole difensiva con la ricerca del bel gioco. Non sempre ci riusciamo».
Però il Mondiale lo vince l’Italia e la Champions League il Milan…
«Nessuno può negarlo. Ma vorrei ricordare che Van Basten soleva domandarmi: perché agli altri basta vincere mentre noi del Milan dobbiamo anche convincere? E io gli rispondevo che una vittoria accompagnata dal bel gioco non va solo nell’albo d’oro, è una vittoria che lascia emozioni e onori che non si cancellano. Non a caso secondo World Soccer, rivista specializzata inglese, il Milan che va dal 1988 al 1990, ovvero il mio Milan, risulta al primo posto come squadra di tutti i tempi e di tutti i Paesi del mondo».
Dal Milan alla Nazionale. Ci andiamo agli Europei?
«Spero e penso di sì. Me lo auguro per i bravi giocatori che abbiamo e per Donadoni che ha molta stoffa come tecnico ed è un uomo in gamba e perbene».
Totti e Nesta, dopo Maldini, dicono addio alla maglia azzurra. Brutto costume, no?
«Siccome viviamo in democrazia ognuno è libero di fare le sue scelte. I talenti devono avere passione, se c’è qualcosa che scricchiola la rinuncia alla Nazionale per me è un atto di onestà».
Vieri alla Fiorentina: che dice?
«Rispetto la scelta anche se appare in contrasto con la politica dei giovani della Fiorentina. Però l’acquisto di Vieri potrebbe anche rivelarsi un esperimento interessante».
Pato al Milan…
«E’ un ragazzino di straordinario talento, mi fido ciecamente di Ancelotti che stravede per lui. Semmai mi permetto di dire che il prezzo di Pato è lievitato dopo la finale intercontinentale in quanto attorno al brasiliano si è scatenata un’autentica asta».
Champions: chi sono le favorite?
«In pole position metto Inter, Milan, Chelsea e Barcellona. Dietro di loro Real, Manchester, Roma e Liverpool».
Il nostro pallone, dopo Calciopoli, si è purificato?
«Migliorerà quando impareremo il rispetto delle regole, quando smetteremo di considerare la furbizia un pregio, quando capiremo che deve vincere chi lo merita di più. Solo allora ci sarà la svolta».
Chi è Moggi?
«E’ una persona simpatica che ama il calcio e lo conosce profondamente, un grande dirigente che secondo la giustizia sportiva non è stato alle regole».
Infine: chi è Sacchi?
«Un innamorato del calcio e dell’Italia. Il quale vorrebbe che l’Italia primeggiasse attraverso la bellezza del gioco e l’innovazione, che avesse un fair-play e un’educazione sportiva del tutto simile alle nazioni più evolute».