PIOLI, Ko Bergamo? Non c'entra il modulo. Chiesa...
L'allenatore viola Stefano Pioli ha parlato di Fiorentina a 360 gradi, con aneddoti del suo passato da calciatore viola e risposte sul presente.
Sul lungo inseguimento per averlo a Firenze: "A dire la verità la prima volta che ho ricevuto la proposta della Fiorentina, ho accettato. L'ho ritrovata molto simile, anche se ora da allenatore la vivo più di prima. Ovviamente è cambiata l'età e la visione delle cose: lavoro molto di più ma mi godo di più Firenze. Mia figlia Carlotta era già nata, mentre Gianmarco è nato qui nel '92. La mia vita da calciatore era molto riposo perché lavoravo molto. Il volume di lavoro era elevato e per arrivare la domenica dovevo riposarmi. Nel settore giovanile nacqui come centrocampista, poi in prima squadra diventai un difensore. Con il mio passato però mi piaceva giocare il pallone, nel calcio moderno le mie qualità sarebbero state importanti, mi sarebbe piaciuto giocare oggi".
Sul suo passato: "Come tutti i bambini giocavo in cortile e sognavo di diventare calciatore. Con impegno e fortuna ho avuto quanto desideravo. Ho avuto troppi infortuni nei momenti più importanti della mia carriera. Tipo a Perugia: avevo 25 anni e Vicini, il ct, mi stava seguendo. A parte avermi negato la finale di Coppa UEFA mi ha interrotto la crescita, non sono mai tornato come il giocatore di prima".
Sulla difesa: "Vero che quando non si prendono gol si danno meriti ai difensori, viceversa si danno loro le colpe quando ne arrivano tanti. Il calcio però pretende un lavoro di squadra. Quando c'è lavoro dei compagni tu difensore sei avvantaggiato, altrimenti è più difficile".
Su come ha conquistato sua moglie: "È stata il mio primo amore, andavamo insieme alle magistrali. Anche lì sono stato testardo: all'inizio non era convinto, poi ci sono riuscito con gentilezza ma soprattutto persistenza".
Su che tipo di padre è: "La parte della severità la lascio a Barbara. Lei è molto più brava di me ma mi piace pensare di essere un buon padre. I miei figli si ricordano delle alzate di voce: è capitato, com'è normale che sia per un genitore. Siamo stati genitori attenti. Mia figlia Carlotta oggi gestisce una trattoria in provincia di Parma, con cucina tipica. Aveva studiato e si è laureata con lode: pensavamo ad un futuro diverso, ma poi si è innamorata di Simone e questo è. Gianmarco invece fa il video-analista nel mio staff, presto farà 27 anni. Non è facile ma è serio, contento e bravo. Il figlio di Ancelotti fa proprio il secondo, all'inizio non aveva cominciato così. Io vedo qualcosa di nuovo nel lavoro di Ancelotti e può darsi che abbia influito il figlio".
Sul peso del passato da calciatore nel fare il tecnico: "Conta, ma non solo per la situazione sul campo. Chi ha giocato a calcio e ha vissuto le dinamiche dello spogliatoio le capisce meglio e magari a volte ha la fortuna di prevenirle. Cose tipo il malumore: il vissuto precedente può aiutare".
Sul migliore allenatore secondo lui: "Ho avuto la fortuna di seguirlo una settimana e scambiarci opinioni, e per me è Guardiola".
Sul sigaro: "Non ho mai fumato sigarette, ma un estate che allenavo il Chievo i miei amici mi hanno fatto provare il sigaro e mi è piaciuto".
Sullo stato d'animo di Firenze: "Lavoro tanto. Questo mestiere ti impone di trovare sempre nuove soluzioni ma riesco a staccare e trovarmi i miei spazi. Sono al Centro Sportivo dalle 8 di mattina alle 18, ma poi stacco".
Sulla famiglia: "Mia moglie non è qui a Firenze ma abbiamo un cane, l'ha scelto lei e penso che sia contenta".
Sulle sorprese di questi 18 mesi fiorentini: "Ho ritrovato la passione che mi aspettavo, anche se era un po' sopita. Poi ho trovato la Firenze che mi ricordavo. Quando le cose non andavano bene diventava sempre più difficile avvicinarsi ed attraversare la strada".
Sulla marcatura di Vitor Hugo su Ilicic: "È successo tutto nei primi venti minuti. All'inizio era stata equilibrata, ma ricordiamoci che parliamo di un giocatore molto difficile da affrontare nell'uno-contro-uno. Durante la partita non è facile cambiare posizioni e compiti ai giocatori in campo".
Sullo stadio: "L'importante è che si faccia".
Sugli incontri di tattica con i giornalisti: "Non mi è stato più richiesto, ma sono disponibile. Mi piace parlare di calcio e spiegare quello che facciamo, quello che prepariamo per vincere le partite e le nostre strategie. Non ci sono problemi: sono aperto a queste situazioni. Più gli addetti capiscono come si preparano le partite, e più certi giudizi possono essere più profondi. Non leggo le pagelle, le fa il mio responsabile della comunicazione. So come vanno le cose: se vinciamo siamo tutti bravi, se perdiamo abbiamo sbagliato tutto. Devo andare oltre: so come si comporta la mia squadra e su cosa basare le mie valutazioni. Le pagelle sono belle per i tifosi e per voi, ma non ho mai capito come riusciate a dare ventidue, spesso anche ventotto, valutazioni. Troppe volte siete condizionati dall'episodio".
Sulle pagelle interne: "Come metodo di lavoro, per dare più peso alle prestazioni, abbiamo delle votazioni da dare al giocatore ma è una cosa che rimane tra noi, per capire se la prestazione ci ha soddisfatto o dove magari è mancato qualcosa. Soprattutto per riconoscere l'andamento della condizione".
Sull'allenare tra Lazio e Fiorentina: "Per me non cambia tanto, metto tutta l'attenzione che ho e cerco di fare il meglio senza farmi condizionare dall'ambiente che mi circonda".
Su esperienze all'estero: "Sì, mi piacerebbe. Non so bene l'inglese, un po' meglio il francese. Dovessi andare in Inghilterra dovrei studiare, ora non ho tempo".
Sull'idea di staccare dopo la morte di Astori: "Per fortuna è durata poco. L'ambiente mi ha subito spinto a rimettermi in corsa".
Sulle notti dopo la partita: "Non dormo. Poi appena parlo con la squadra però cancello la partita prima".
Su possibili errori a Bergamo: "Sono onesto con me stesso: a volte certe scelte non danno gli esiti sperati, ma quando faccio le scelte è perché sono convinto di mettere in campo la formazione migliore e continuo a pensare che questo sia successo anche a Bergamo. Non abbiamo perso per i tre attaccanti ma perché non abbiamo lavorato come dovevamo".
Sul valore della squadra: "Ce lo dirà la classifica a fine anno. per ora non abbiamo quanto meritiamo: dovremmo avere quattro-cinque punti in più. Sono tante le partite che potrei nominare".
Sul voler allenare i giocatori particolari, stile Cassano e Balotelli: "Credo di instaurare i rapporti migliori con i giocatori ma la mentalità e la loro testa non la cambi. Da lontano non puoi neanche giudicare, e non posso dire niente di loro se non li ho mai allenati".
Sul futuro di Chiesa: "Sta crescendo tantissimo, e non mi aspettavo questo cambiamento radicale già quest'anno. Ha cambiato tutto il suo approccio. Non so cosa è meglio per il suo futuro, so solo che è attento alle nostre cose ed è molto fiorentino. Sicuramente è qualcosa in più. Quelli che sono qui, sono tutti tifosi della Fiorentina. Sentono tanto questa situazione.
Su Pjaca: "Sì, anche lui è contento di stare con noi. Poi a volte il rendimento non corrisponde, ma lavora bene con noi. Sarebbe credere che non sono una persona seria se si dice che faccio giocare qualcuno perché deve fare un certo numero di presenze".
Su Gasperini: "Non so se è serio e non mi interessa. Ho la mia opinione e me la tengo, sono convinto di quello che ho detto".
Ancora su Chiesa: "Oggi è il migliore talento italiano, anche se Zaniolo pure sta facendo bene".
Sul settore giovanile viola: "Tutti questi nomi significa che hanno lavorato bene. E la parte più difficile è capire chi prima o poi arriverà, anche se capitano pure degli errori".
Sul ritorno di Coppa Italia: "Io dico 51% loro, 49 noi. Porterò tanti esempi ai miei, tipo Rennes-Betis di Europa League, oppure Ajax e Manchester che in Champions hanno vinto in trasferta".
Su Chiesa in zona gol: "Non so se farà mai venti gol, ma lo sto paragonando a Mbappé. Anche lui era partito più esterno e ora fa l'attaccante".
Sulla sua reazione ai fischi di Bergamo: "Sono sicuro che abbia reagito molto bene anche se un po' ne ha risentito. Per lui è stato un buonissimo allenamento in vista della finale".
Su Vlahovic e Montiel: "Si allenano sempre con noi. Il fatto che vadano bene in Primavera spiega le loro caratteristiche. Il dislivello con la prima squadra è alto ma li osserviamo con attenzione".
Sulla possibilità di non andare in Europa: "Già ad inizio anno era molto difficile. Innegabile che ci siano sei squadre più forti, e altre quattro che se la giocano. Siamo noi, Atalanta, Torino e Samp che ci giochiamo i posti tra il settimo e il decimo. Il divario non sarà troppo ampio anche se i prossimi due mesi saranno decisivi. Le prossime sette di campionato soprattutto".
Sulla musica: "Per me conta tantissimo. Lavoro sempre con la musica. E quest'ultimo anno mi è piaciuto molto Sanremo. Ma la canzone del mio cuore, con la quale ho conquistato Barbara, è La Donna Cannone".