LUCESCU, La Russia è morte e dolore, io mai più lì
(ANSA) - ROMA, 15 NOV - ""Voglio dire ancora una volta che non tornerò mai più a lavorare in Russia (ha allenato lo Zenit nella stagione 2016-'17 ndr). Dopo ciò che ho visto con i miei occhi in Ucraina, questo è fuori discussione. La Russia è terrorismo, morte e dolore. Questo paese mi ha tolto la seconda casa, Donetsk, e voleva portarmi via la terza, Kiev. Ricordatemi come un uomo che ama l'Ucraina". E' un uomo coraggioso Mircea Lucescu e, intervistato dal quotidiano sportivo russo 'Sport-Express', non le manda certo a dire. "Ho lavorato qui a Kiev con la Dinamo - continua il 78 tecnico dimessosi all'inizio del mese dalla guisa della squadra della capitale ucraina - e ho visto con i miei occhi tutti gli orrori della guerra che la Russia ha portato. Non ho lasciato la squadra, ho allenato i giocatori sotto allarme aereo e ho aiutato a evacuare le loro famiglie". "Ho vissuto tutto questo in prima persona, quindi cosa possiamo dire su un ritorno in Russia? - cdice ancora l'ex tecnico dell'Inter e del Brescia - Il mio sogno principale ora è la pace e la tranquillità in Ucraina. È la sicurezza per Ucraini, stadi pieni e prosperità per questo meraviglioso paese".
Ma, no alla Russia a parte, Lucescu si ritira dal mondo del calcio? "Ho lavorato tre anni alla Dinamo e quindici in Ucraina, e ho detto 'basta'. Adesso sono a casa, a Bucarest - la risposta dell'allenatore romeno -. La mia carriera è finita? È una bugia. Me ne sono solo andato dalla Dinamo Kiev ma non lascio il calcio professionistico. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato: è stato estremamente difficile giocare a calcio senza tifosi, sostegno finanziario, e senza sponsor e pubblicità. Giocare solo con i giovane dell'accademia". "In ogni caso - conclude -, ho cercato di mantenere il calcio nella mia vita. Questa è la cosa più importante anche in una situazione così difficile". (ANSA).