OCCHI PUNTATI SU, RE-ginaldo e la forza dell'umiltà
Quarto gol stagionale per Reginaldo Ferreira da Silva (Regi per gli amici) che, come dice la canzoncina, non sarà come Ronaldo però… C’è stato un momento della partita di ieri sera nella quale sono stato assalito da una sensazione, positiva ed inquietante al tempo stesso che mi ha fatto capire quanto la Fiorentina stia crescendo e quanto quel famoso “gradino” per diventare una grande squadra sia quasi del tutto scalato. La sensazione positiva era appunto questa, quella certezza impalpabile che, nonostante la birra stia per finire e gli undici in campo fossero lontano anni luce dagli splendori di qualche settimana fa, niente e nessuno avrebbe potuto togliere la vittoria ai viola; quella inquietante riguarda invece l’oggetto del parallelo che emerge analizzando questa sensazione d’imbattibilità, e cioè la Juventus (soprattutto quella del periodo Boniperti-Trapattoni). Forse questo apparirà come un esclusivo ricordo degli over40 ma quante volte ci siamo trovati con un pugno di mosche in mano dopo aver affrontato i bianconeri senza demeritare, anzi spesso vincendo “ai punti” il match come su ogni ring che si rispetti;
e invece niente, a noi le pacche sulle spalle, a loro i punti in classifica.
E’ esattamente ciò che è successo ieri al Franchi: buon Chievo per tutta la partita, brillante, molto mobile anche se sterile in fase offensiva, e un pareggio che sarebbe stato la giusta e naturale conseguenza di quanto si era visto in campo. E invece, come accadeva a noi con le zebre, la Fiorentina trova un gol (bellissimo) con Reginaldo al termine di un’azione mirabile ma episodica e vince la partita incamerando tre punti fondamentali per la corsa UEFA. Va rimarcato poi, come non sia la prima volta che accade di soffrire e poi ugualmente vincere (le recenti prove col Siena e con la Lazio sono lì a dimostrarlo), segno inequivocabile di come questa squadra abbia imparato ad essere umile e cinica fino all’eccesso, riuscendo a tesaurizzare il massimo risultato col minimo sforzo.
Non a caso è il momento degli umili, delle figure di secondo piano che però assurgono ad un ruolo di primissima importanza allorché c’è da gettare il cuore oltre l’ostacolo e sopperire ad un appannamento fisiologico specie in elementi fino ad oggi decisivi. Ci riferiamo a Toni, Mutu (grande impegno ma poca lucidità), Liverani (assist per il gol a parte è sembrato impreciso e precipitoso); ma allo stesso tempo celebriamo le prove di Jorgensen (il classico calciatore buono per tutte le stagioni), Pazienza, Reginaldo e Pasqual (ottima seconda parte di campionato per questi ultimi con il brasiliano che ha fatto passi da gigante a livello tattico). Qualcuno, un tempo, cantava della “forza della vita”, noi oggi invece decantiamo la forza dell’umiltà, fattore fondamentale nella costruzione di una mentalità vincente; forse qualche passo avanti sul piano della personalità deve essere ancora compiuto, ma la strada intrapresa è senza dubbio quella giusta.