"OCCHI PUNTATI SU...", Pazzini, il generoso

21.12.2007 03:00 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: Stefano Borgi per FV

“La prova di Pazzini? Buona, ha lavorato per la squadra e ha disputato una prova molto generosa.” Ormai sta diventando un tormentone, come un “tormento” sta diventando per Giampaolo questa sua endemica difficoltà a fare goal. Forse, e lo diciamo a bassa voce senza farsi troppo sentire dal diretto interessato, sta diventando un tormento anche la forma straripante di Vieri e la sua (al contrario) facilità nel trovare la rete, pur nelle poche occasioni avute fino ad ora a disposizione.

Negli anni 70’ – 80’ ha furoreggiato in Italia (e per due anni anche a Firenze), un attaccante al quale veniva dato sovente l’appellativo di “generoso”; questi era Francesco Graziani da Subiaco, in arte “Ciccio”, che non lesinava mai impegno e dedizione alla causa meritandosi appunto quella definizione. Va detto che “ciccio”, a differenza di Pazzini, i gol li faceva anche (131 in 353 gare di serie A e 23 in 64 partite in maglia azzurra), però quell’aggiunta a margine del giudizio sulla sua prestazione giungeva immancabile e, diciamolo chiaramente, qualcosa toglieva alla qualità della sua prova. Adesso è il turno di Pazzini per il quale tutti sono disposti a spendere parole di comprensione riconoscendogli appunto…grande “generosità”. Eppure contro il Mlada, il talento di Pescia, per assurdo, è andato più volte vicino al gol, con la ciliegina (che brutto riferimento, me ne scuso) del rigore provocato che ha aperto la strada alla vittoria viola. Nei 63’ disputati Pazzini aveva concluso 2 volte verso la porta fallendo un gol al 21’, ciccando un assist di Donadel davanti al portiere. Il dato più confortante è però stato il numero di volte che ha scambiato il pallone con Mutu, ben 5, un’inversione di tendenza rispetto al solito, quando i due attaccanti sembravano regolarmente ignorarsi. Il commento più frequente è che la squadra non gioca per Pazzini; i difensori si producono in lanci lunghi alla ricerca del Toni che non c’è più ed anche i centrocampisti (con l’eccezione di Liverani, maestro nel gioco a terra) tendono ad alzare il pallone, spesso costretti dal pressing avversario e dalla mancanza di spazi per dialogare stretto. Ma allora, chi ha colpa? E ancora, è nato prima l’uovo o la gallina? E’ Pazzini che non aiuta la squadra perché non attacca lo spazio e non cerca la profondità (come invece fa Vieri), oppure è la squadra che non lo supporta nel modo adeguato? Anche questo è un tormentone che, probabilmente, ci porteremo dietro fino alla fine del campionato.

Intanto Vieri sembra aver sovvertito le gerarchie d’inizio campionato; è lui adesso (attendiamo per sicurezza comunque la partita col Cagliari di domenica) che parte titolare in campionato e siede in panchina, pronto a subentrare, nelle partite di coppa. Secondariamente, a gennaio arriverà Cacia dal Piacenza, con Osvaldo prima alternativa e Lupoli che , un giorno o l'altro, avrà la sua opportunità. E Pazzini? Il tempo sta per scadere (lo diciamo ormai da parecchie settimane) e la “generosità” senza reti non paga, non nel calcio di oggi che non sa e non può aspettare.