EURO 2008, E adesso i favoriti siamo noi

19.06.2008 04:45 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: Stefano Borgi per FV

Sono bastati un rigore (sacrosanto) ed una punizione deviata (sarebbe autogol ma con le nuove regole il gol è di De Rossi) a sovvertire pareri e pronostici sulla nazionale azzurra. E’ il bello del calcio ed ancora una volta l’Italia passa dalla polvere all’altare in un attimo. Dalle stalle alle stelle in soli 90 minuti nei quali è successo quello che nessuno osava sperare. Un miracolo italiano che ci assegna di diritto il ruolo di favoriti per la vittoria finale. Iniziamo col dire che sarebbe un traguardo davvero eccezionale laddove per eccezionale, oltre alla grandezza del risultato sportivo, si intenda la rarità dell’evento. Vincendo EURO 2008, infatti, l’Italia completerebbe la doppietta Mondiali – Europei, conquistati in due edizioni consecutive. Solo la Germania del kaiser, Franz Beckembauer, con gli europei del 1972 ed i mondiali (giocati in casa) del 1974, e la Francia di Zidane con le vittorie del mondiale 1998 (anch’esso, come la Germania, giocato in casa) e dell’Europeo 2000, sono riuscite a compiere tale impresa. E considerando l’equilibro che regna oggi sovrano nelle massime competizioni internazionali, il “double” ha acquistato ancora più importanza e prestigio.

 

Donadoni ha convocato 14 reduci dal trionfo di Germania 2006 (13 dopo l’infortunio di Cannavaro) per dare continuità ad un progetto tattico consolidato (anche se Lippi schierava un 4-3-3 sporco rispetto al modulo di Donadoni), confidando nella “fame” non ancora sopita di un gruppo definitivamente vincente. I risultati gli stanno dando ragione, e i rumors provenienti dai ritiri delle squadre che hanno conquistato l’accesso ai quarti di finale raccontano di una forte preoccupazione mista a terrore, provocata dall’inopinata qualificazione azzurra. Il perché è presto detto. Storicamente la nostra nazionale di calcio non ama le cose semplici, trova forza e linfa vitale dal fiorir di polemiche, contestazioni e partenze false. Stavolta sembrava si potesse invertire il trend poiché la vigilia del torneo, vissuta prima a Coverciano quindi a “Casa Azzurri” in quel di Baden, era trascorsa senza scossoni di sorta in una pace buonista molto sospetta. Ci ha pensato l’Olanda a riportarci nel nostro ambiente naturale, bissata dalla Romania che se avesse realizzato con Mutu il rigore poi parato da Buffon, ci avrebbe già rispedito a casa. E invece siamo sempre in corsa, più convinti che mai, certi che il momento peggiore sia passato.

 

“E adesso i favoriti siamo noi…” abbiamo titolato non a caso, poichè scartabellando nella memoria vediamo come le partenze false siano state propiziatorie di grandi imprese. Basta pensare a quella più famosa, nel girone eliminatorio di Spagna 82’. Tre pareggi contro Polonia (0-0), Perù (1-1 in una partita inguardabile) e 1-1 anche col Camerun nel match della presunta e mai dimostrata combine. Risultato, tre punti e qualificazione al gironcino successivo grazie ad un gol in più della sorprendente squadra africana. Come finì quel mondiale è superfluo ricordarlo; imprese titaniche con Argentina e Brasile, rendez-vous con la Polonia in semifinale e vittoria finale sulla Germania al Santiago Bernabeu. Al di là dello score numerico stupì la crescita fisico-mentale della squadra e in particolare del suo bomber Paolo Rossi, fino a quel momento un ectoplasma. Si replica 12 anni dopo, negli Stati Uniti dove addirittura gli azzurri di Sacchi perdono la prima partita contro l’Irlanda, vincono, ridotti in 9 uomini (espulsione di Pagliuca e infortunio a Baresi) contro la Norvegia e pareggio finale contro il Messico che ci qualifica come migliore delle terze classificate. Anche in questo caso spazio al crescendo rossiniano, con la soffertissima vittoria sulla Nigeria per 2-1 con un rigore di Roberto Baggio nei supplementari, convincente affermazione sulla Spagna e prova finalmente di spessore in semifinale contro la Bulgaria. Il sogno si infrangerà nella finalissima contro il Brasile, ma ancora una volta, superato (non senza fortuna) l’ostacolo qualificazione alla seconda fase, l’Italia dimostrò di sapersi esaltare nelle difficoltà.

 

Di contro vogliamo far riferimento anche ad un caso opposto, ovvero partenza a mille e finale in riserva. E’ il caso del mondiale disputato in Argentina nel 1978 quando la squadra di Bearzot superò in pompa magna il girone iniziale (tre vittorie su tre partite con Francia, Ungheria e la futura campione del mondo, nonché padrona di casa, Argentina) per poi calare irrimediabilmente, lentamente, con un’agonia che iniziò col pareggio a reti bianche contro una modesta Germania, la vittoria d misura sull’Austria e la sconfitta, fatale, contro l’Olanda. L’Italia perderà poi anche la finale per il 3° e 4° posto, ancora contro il Brasile, ma a quel punto contava poco. Tre esempi, diversi fra loro, che ci offrono comunque un ventaglio completo della natura e della psiche italiota. “L’Italia può battere chiunque” Donadoni dixit, e se lo dice un CT taciturno e moderato come l’ex fuoriclasse del Milan, c’è da credergli. Alè Italia…