BONGIORNI A FV, Dopo Pazzini, Prandelli farà rinascere Montolivo
Due momenti diversi caratterizzano le carriere di Riccardo Montolivo e Giampaolo Pazzini, ma anche il fatto di avere una carriera in parallelo, iniziata nelle giovanili dell’Atalanta. Per parlare del momento no del talento di Caravaggio e della rinascita del centravanti di Pescia, Firenzeviola.it ha contattato Antonio Bongiorni, che conosce i due molto bene.
C’erano anche Rolando Bianchi, Guarente, Canini, Capelli, Defendi... Giampaolo è allegro e gioioso, Riccardo timido ma molto intelligente…
Che ne pensa del momento “no” di Montolivo?
In questo periodo si è parlato molto di lui, consacrandolo ed ora non si può pensare che il giocatore sia cambiato e sia un brocco. E’ un ragazzo di ventidue anni, talentuoso, che sta attraversando un momento particolare. Ultimamente ha fatto alcune partite dove non sembra più lui. Ma è un momento particolare di appannamento, non credo che la sconfitta di domenica sia nata per colpa di Montolivo.
Ci definisce Montolivo un talento. Crede sia l’erede di Pirlo?
Credo si di anche se a mio avviso è più forte nel rendimento, Pirlo è maturato a venticinque anni. E’ un giocatore di cui è molto facile parlare, a mio avviso può essere paragonato sia a Rui Costa che a Pirlo, può ricoprire benissimo entrambi i ruoli. Ha un grande fisico e la fantasia nel sangue, è un giocatore di qualità ma anche di fatica, bravo nel provare a calciare la palla da lontano.
Questa sosta gli farà bene?
Certamente, non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico. Sono giovani che non sanno dosare la loro forza
L’esclusione della Nazionale di Donadoni come la vede?
Non è una bocciatura, Montolivo rappresenta il futuro della Nazionale. Sabato non sarà un partita di calcio ma una “guerra”. Chiaro che Donadoni si sia rifatto ai vecchi giocatori.
Un consiglio per la stampa. Come trattare Montolivo in questo momento particolare?
Lasciarlo tranquillo e sereno. Montolivo non è cambiato Prandelli lo ha cresciuto e saprà come risollevarlo.
Per Pazzini invece si parla di “rinascita”…
Giampaolo ha sempre saputo che il tempo era dalla sua parte.Il problema era il continuo paragone con Toni.. Toni a ventidue anni giocava in C e lui gioca in A, in una signora squadra, qualcosa di diverso c’è. Il nome di Pazzini purtroppo è sempre venuto fuori dalla partenza di Toni in negativo. Inoltre sono due giocatori con caratteristiche diverse. Pazzini non è proprio un bomber in area di rigore è un centravanti di movimento, bravo di testa e che partecipa molto all'azione della squadra. Quando ha seguito Prandelli, giocando in modo più egoista, ha iniziato a segnare
Anche Prandelli la pensa come lei..
Io e Cesare ci sentiamo spesso e sapevamo che sarebbe venuto primo o poi a galla Pazzini. Gli ha sempre detto di stare tranquillo.
Gli ha dato dei consigli per uscire dalla crisi?
Gli ho sempre detto che le cose sarebbero arrivate da sole, così è successo. Pazzini è un ragazzo molto intelligente ed è sempre stato consapevole di non essere come Toni. Magari dentro soffriva, ma non l’ha mai fatto pesare.