AMATUCCI SHOW, L'EX ALLENATORE A FV: "TALENTO SUPER, ERA SOLO QUESTIONE DI TEMPO. UN MIX TRA BROZOVIC E BARELLA. E ORA..."

22.12.2022 14:02 di  Andrea Giannattasio  Twitter:    vedi letture
AMATUCCI SHOW, L'EX ALLENATORE A FV: "TALENTO SUPER, ERA SOLO QUESTIONE DI TEMPO. UN MIX TRA BROZOVIC E BARELLA. E ORA..."
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© foto di Giacomo Morini

Giocate di classe, talento e personalità. Il tutto concentrato in quattro apparizioni al cospetto (alcune volte) anche di club assai più blasonati. Il finale del 2022 di Lorenzo Amatucci, baby classe 2004 che ha lasciato con poco tutta Firenze a bocca aperta, è stata forse la migliore notizia con la quale si sta per chiudere l’anno viola. C’è infatti la consapevolezza (più che fondata) che la Fiorentina abbia scoperto un vero talento che in futuro potrà tornare utile come serbatoio per la prima squadra: “Sembra scontato che lo dica ma non sono affatto sorpreso che ora si faccia un gran parlare di “Ama”: qualsiasi allenatore abbia avuto tra le mani, durante il suo percorso nel settore giovanile Lorenzo è stupito da quello che sta facendo. Era solo questione di tempo, prima che esplodesse”.

A parlare è Andrea Ruglioni, attuale ds dell’Atletico Lucca con un passato nel vivaio della Fiorentina, in qualità di tecnico dell’Under-10. Dove, tra i tanti talenti allenati, c’era proprio quello di Amatucci: “Non voglio certo aumentare le aspettative di Lorenzo: il suo percorso da calciatore “vero” era già scritto. Era evidente che sarebbe arrivato in fondo alla sua maturazione sportiva. E non lo dico solo sotto l’aspetto della tecnica, ma anche per la testa che ha e per l’impostazione che gli è stata data”.

Qual è il primo ricordo che le viene in mente quando pensa ad Amatucci ad appena 9 anni?
“Il ricordo più bello è senza dubbio la tripletta che durante un torneo a Lucca segnò contro la Juventus. La partita finì 6-2 ma la copertina del migliore in campo fu tutta sua. Ricordo in ogni caso Lorenzo in modo molto chiaro: è un “bimbo”, io lo chiamo così nonostante ormai sia maggiorenne, che ti rimane in testa. È impossibile scordarsene. Lui è sempre stato poche chiacchiere e pochi fatti. Ho visto una sua foto su Facebook poco fa e mi ha colpito…”

Perché?
“Guardi i compagni più grandi attorno a lui: tutti con la maglia fuori dai pantaloni e i calzettoni alzati in modo diverso. Lorenzo no: lui è perfetto, preciso: un soldatino, con il suo sguardo serio. Esattamente come il suo calcio, che è impeccabile. L’ho sentito in questi giorni, gli ho mandato alcuni video delle sue partite e ho trovato un ragazzo molto contento e consapevole di quello che sta vivendo”.

Questo suo atteggiamento potrà aiutarlo a “tenere i piedi per terra”?
“Lui è un ragazzo estremamente serio. Non avrà pensieri per la testa. Lui è un ragazzo molto quadrato e lo si vede subito. La determinazione che ha è importante ma la vera fortuna che ha è che la Natura gli ha donato tanto talento: la prima volta che lo alleni ti rendi conto di tutte le doti che possiede”.

Proviamo qualche paragone: a chi somiglia oggi Amatucci?
“Lorenzo ha sempre giocato a centrocampo ma può fare sia il play che la mezzala: ama buttarsi dentro e ha un gran tiro da fuori. Per prendere due nomi conosciuti, può giocare sia alla Brozovic che alla Barella, allo stesso modo. Di base assomiglia più al croato, se proprio devo fare un nome”.

Tra personalità e umiltà, quale valore arriva prima in lui?
“Entrambe: la sua personalità è umile. Lui è un feroce, un combattente. Ma allo stesso tempo è così perché è umile. Non sarà mai un ragazzo poco umile… basti guardare con quale parsimonia usa i social”.

Come deve procedere adesso il percorso di crescita di Amatucci?
“L’idea portata avanti dal Juventus con la sua Under-23 non era male perché avvicinava i ragazzi ai professionisti. Per me Lorenzo deve rimanere dov’è: è vero che tornerà un super Amrabat però lui è pronto già per fare qualche spezzone di partita. Sicuramente lo ha fatto vedere e in modo nitido. Non ha giocato contro squadre modeste”.

Quanto conta la presenza di due ex centrocampisti come Aquilani e Italiano come guide?
“Saranno importantissime. Alberto oltretutto giocava un po’ come lui, ma anche Vincenzo è stato un ottimo centrocampista. Ma l’impronta dei suoi allenatori si vede già: chi ha giocato in quel ruolo si accorge subito delle doti di un giovane come Amatucci”.