Palladino tra responsabilità, aspettative deluse e una base da confermare. Ma nei prossimi 180 tocca soprattutto ai calciatori rispondere presente

No, non tutto è ancora perduto, seppure molto dipenda dagli altri. 180 minuti al termine del campionato e le speranze d’Europa per la Fiorentina sono ridotte al lumicino. Non solo, perché centrare una qualificazione significherebbe sfruttare anche le frenate altrui, quindi occhio a cosa avverrà a San Siro tra Inter e Lazio o all’Olimpico tra Roma e Milan.
Diverse aspettative
Intanto, in attesa di avere di fronte l’esito finale di quella che è stata comunque una stagione di ripartenza avviata all’indomani della delusione di Atene, gioverà ricordarsi che le aspettative in casa viola erano diverse. Lo confermano le recenti esternazioni della dirigenza, che già in tempi non sospetti aveva espresso altre ambizioni rispetto al nono posto in cui si trovano ora i viola. “Vogliamo fare meglio degli anni passati, abbiamo fatto un mercato di gennaio importante e speriamo di riuscire a dare grandi soddisfazioni” raccontava il dg Ferrari poco prima del match di San Siro contro l’Inter, confermando una linea già inaugurata in estate e a più riprese rinforzata dallo stesso ds Pradè. Insomma Palladino non avrà commesso enormi disastri, come ha raccontato ieri in sala stampa, ma il rischio che non centri gli obiettivi iniziali è concreto e forse è anche per questo, al di là del prolungamento dell'accordo, ha confessato di non esser stato coinvolto nelle prime riflessioni tirate in ballo da Pradè nel dopo gara di Venezia.
Un peso in più sulle spalle di Palladino
La conseguenza dei risultati altalenanti, almeno la prima, è stata un appesantimento delle responsabilità cadute sulle spalle dell’allenatore. Un tecnico con appena un anno e mezzo di esperienza in Serie A, sulla panchina del Monza, catapultato a Firenze proprio quando l’asticella delle ambizioni veniva alzata dopo il triennio di Italiano contraddistinto dalle tre finali raggiunte tra Coppa Italia e Conference League. Probabilmente un carico che non ha semplificato il lavoro del tecnico, certamente un fattore che ha spinto molti a considerare Palladino primo responsabile di una rosa considerata – dai più – la migliore della gestione Commisso. Sotto questo profilo la disponibilità ad assumersi le proprie responsabilità da parte del tecnico è encomiabile, ma non può esaurire tutte le spiegazioni sul perché delle difficoltà vissute in stagione.
Giocatori nel mirino e una base su cui costruire (a detta del tecnico)
Perché adesso che quelle ambizioni traballano l’attenzione non può che spostarsi sulla squadra, sui singoli, così come del resto ha voluto annunciare lo stesso Pradè con il suo ultimo intervento. Se il riferimento al tecnico è del tutto teorico, quello ai giocatori sembra invece inevitabile, fosse solo perché nella prossima estate dovranno essere prese decisioni definitive. Insomma il mancato raggiungimento dell’obiettivo sperato potrebbe davvero preludere a una nuova rivoluzione, contando che dei vari elementi da riscattare il solo Gosens è certo della permanenza. Mentre su De Gea e Kean (e pure Dodò) il club dovrà confrontarsi con i diretti interessati, elementi come Zaniolo, Folorunsho, Adli, Colpani e persino Gudmundsson o Fagioli attendono di conoscere un destino che resta ancora legato ai risultati, e per questo passibile di diversi indirizzi dopo una stagione intera in cui la sensazione diffusa (confermata dal tecnico non più tardi di qualche giorno fa) era quella di un’ottima base sulla quale costruire l’immediato futuro.
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