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Riserve di nome e di fatto: il contributo della panchina viola si conferma impalpabile

Riserve di nome e di fatto: il contributo della panchina viola si conferma impalpabileFirenzeViola.it
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Ieri alle 16:00Copertina
di Andrea Giannattasio

Raffaele Palladino, durante la sfida contro il Real Betis, si è più volte girato per studiare la panchina e capire chi, tra le riserve, avrebbe potuto dare lo sprint decisivo per vincere la partita e centrare la finale di Breslavia. Ma alle sue spalle non ha trovato le risposte confortanti che cercava. E che forse, fin da inizio stagione, non ha mai avuto. Ormai è un dato di fatto e le sensazioni si sono tramutate anche ieri in certezze: la Fiorentina non possiede alternative (intese come calciatori) che hanno nelle loro corde l'abilità di cambiare l'inerzia delle gare. E questo discorso riguarda sia il numero di reti segnate dai subentrati (dove i viola, e lo vedremo a breve, sono una delle peggiori formazioni di Serie A in tal senso) sia il più semplice impatto travolgente in gara, che ieri ha piuttosto prodotto l'effetto opposto (la rete di Ezzalzouli che ha regalato la qualificazione al Betis è arrivata 2' dopo dall'ingresso di Parisi e Beltran al posto di Gudmundsson e Gosens).

Una delle peggiori
Dicevamo dei numeri, che spiegano bene le difficoltà della Fiorentina nel cambiare l'andamento dei match, specie quando le cose si mettono male: i viola - limitatamente alla Serie A - sono tra le squadre peggiori per ciò che riguarda i gol arrivati dalla panchina: 15^ su venti davanti solo a Venezia, Genoa, Empoli, Lecce e Udinese. Da inizio stagione sono state appena cinque le reti segnate dagli elementi subentrati a gara in corso, suddivise in appena tre gare: si tratta della doppietta di Gudmundsson contro la Lazio a inizio stagione, dei centri di Beltran e Parisi nella goleada di Lecce e del rigore di Beltran contro il Monza. Di queste cinque realizzazioni, però, soltanto due sono state decisive per portare punti in classifica, ovvero quelle realizzate dal dischetto dall'islandese contro la Lazio risalente al 22 settembre (da 0-1 a 2-1). Da allora, il deserto dei tartari. E la conferma è arrivata anche ieri, in quella che era la gara più importante della stagione. 

Ora alternative di livello
C'è poi un altro dato curioso (ma triste) che deve far riflettere: Zaniolo, entrato al 106' e dunque rimasto in campo oltre un quarto d'ora (recupero compreso) non ha toccato nemmeno un pallone. Nemmeno uno (LEGGI QUI). Un aspetto preoccupante che sintetizza al meglio l'impalpabile contributo che in questi mesi il classe '99 - che sarà peraltro squalificato nelle prossime due gare di campionato - ha dato alla causa viola. Ovvio dunque che tutti questi aspetti impongano delle riflessioni, specie in vista del mercato estivo. Perché se è vero che ieri la Fiorentina, con la squadra tipo, è stata in grado con tutti i suoi limiti di battere nei 90' una squadra che in trasferta non perdeva da tre mesi, è altrettanto fattuale che per alzare (davvero) l'asticella nella prossima stagione all'allenatore dovranno essere garantite alternative di livello.