Pioli, il Ranieri della Fiorentina. Garante in panchina e fuori: svolta epocale. Sarà lui al centro del villaggio viola

Pioli non sarà solo il nuovo allenatore della Fiorentina. Sarà tanto di più. Commisso all’alba della sua settima annata ha capovolto lo scenario della panchina, passando dalle scommesse alle certezze di un tecnico esperto e vincente. Forse perché - ce lo auguriamo - ha intuito che quando c’è da rimettere a posto un po’ di cose bisogna ripartire da sicurezze granitiche, senza farsi rapire da idee bizzarre e inefficaci. Meglio tardi che mai. L’avventura calcistica del patron italo-americano era cominciata ereditando un tecnico della gestione precedente, Montella, e conclusa, nella prima stagione, con le cure anti-retrocessione di Beppe Iachini. Negativa anche la seconda annata, ma alla fine, tra Iachini (due volte) e Prandelli, arrivarono i punti necessari per mantenere la categoria.
Dopo il biennio il presidente pensò di investire su un allenatore giovane, un solo anno di A alle spalle e tanta gavetta su campi inferiori: Vincenzo Italiano. Risultato: tre buone stagioni, tre finali, seppur perse, e altrettante qualificazioni in Conference. Dodici mesi dopo ancora linea verde, con un tecnico più o meno nelle condizioni di Italiano all’inizio, ma con meno vissuto alle spalle: Palladino. Sesto posto, sempre Europa, ma annata tra alti e bassi, con scintille tra allenatore e diesse. Clima che poi ha portato alle dimissioni di Palladino e che ha messo a nudo la fragilità del club viola. Italiano e Palladino avevano il volto della novità, ma anche del timore di dover alzare l’asticella. L’allenatore in carriera sale sulla tolda di comando della Fiorentina, come l’aspirante ammiraglio sull’Amerigo Vespucci. I viola come nave scuola. La gente si era stufata anche di questo. Voleva Sarri con forza, ma sarà felice dell’arrivo di Pioli. Perché i problemi nel club viola non sono pochi come del resto evidenziato dalla contestazioni della Curva Fiesole e del Coordinamento di Filippo Pucci (non proprio un terribile reazionario…). Il frangente è di quelli delicati, da maneggiare con cura. Il tasso di infiammabilità è elevato. Se la Fiorentina non lo capisce, è finita.
L'esempio di Ranieri
Un presidente distante migliaia e migliaia di chilometri, due direttori, gli unici dirigenti della filiera, in evidente difficoltà, ambiente incandescente, pronto a presentare il conto di 6 anni di errori. In queste situazioni ripartire è dura. Commisso però ha compreso che affidarsi alle attenzioni di un protagonista senza storia e poco carisma avrebbe rischiato di sfasciare definitivamente tutto. Da qui la decisione di puntare forte su un allenatore che non fosse solo uno stratega, ma molto di più. Un Ranieri in salsa viola. Il capolavoro del “testaccino” nell’ultima stagione giallorossa è ben visibile a tutti. Ha polarizzato l’attenzione su di sè, abbassando le luci che erano sparate una società piegata sui propri sbagli. Ha riacceso il senso di appartenenza e restituito forza ad un gruppo allo sbando. Ranieri ha consigliato la propria proprietà, l’ha aiutata a non sbagliare più. Ha indicato uno strada che lui, dopo aver detto no alla Nazionale, intraprenderà come super manager.
L'importanza e il peso di Pioli
Pioli per adesso penserà solo alla panchina, per fare il dirigente - ammesso che ne abbia voglia - ci sarà tempo, ma in tutto il resto se seguirà l’esempio del suo più anziano collega, non sbaglierà. Perché Stefano ha la possibilità di realizzare tutto quello che ha firmato Ranieri. Ora fa più comodo Pioli alla Fiorentina che non il contrario. E in questa fotografia ci sta la potenza del gesto di Pioli che nonostante 12 milioni netti all’anno di stipendio e la possibilità di andare in Nazionale (anche lui ha espresso un cortese no a Gravina), ha voluto riabbracciare la sua Firenze pur consapevole delle criticità. Senza dimenticare che tre anni fa ha vinto uno scudetto e poi ha fatto una semifinale di Champions League. Pioli è un tecnico di prima fascia, il primo con questi titoli che viene ingaggiato da Commisso.
Nasce la Fiorentina di Pioli, sarà lui ad andare al centro del villaggio viola. Fatevene una ragione. Si caricherà sulle spalle un fardello notevole, ma avrà l’autorevolezza di rivolgersi alla dirigenza chiedendo calciatori veri. Pioli conosce la città, anche nei vicoli più nascosti. Ha tanti amici, di lunga data. E’ amato dai tifosi, stimato dalla stampa. Gode di una vasto credito. Pioli è garante di un forte identità col territorio, quella che dal 2019 ad oggi né Commisso, nè i suoi più stretti collaboratori sono mai riusciti a creare. Poi sarà il campo come sempre a emettere i verdetti, ma con le capacità e le conoscenze di Pioli sarà meno dura affrontare la tempesta. Avviso per i naviganti: Pradè e gli altri lo mettano nelle condizioni ideali per lavorare. Lo seguano nel percorso, lo assecondino nelle sue richieste. Non sono consigliabili certi teatrini a cui abbiamo assistito quest’anno. Sotto il mantello di Pioli staranno più sereni anche loro. E impareranno tanto.
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