"STORIE DI CALCIO", Un derby al veleno...
Sono passati 26 anni da quel 27 aprile 1986, ma Pisa e Fiorentina non hanno dimenticato. Inutile negarlo: Pisa e Firenze non si amano, non si sono mai amate: questione di rivalità, di carattere, di gelosia. E nel calcio (se possibile) le cose vanno addirittura peggio. Fin da quel 12 gennaio 1969, quando i viola di Bruno Pesaola espugnarono l'Arena Garibaldi per 1-0 con un gol di Amarildo su punizione. Raccontano le cronache di un assedio nerazzurro alla porta di Superchi, interrotto da un unico lampo viola al 37'. Fu sufficiente, perchè i due punti presero la via Pisana verso Firenze. Alla fine la Fiorentina vincerà lo scudetto ed il Pisa retrocederà in serie B. La vendetta (si dice) è un piatto che si consuma freddo, e doveva essere freddissimo quel 21 agosto 2002, nonostante il caldo canicolare. Si gioca la "prima" in assoluto della Florentia Viola, ed il calendario della coppa Italia di serie C pone di fronte i bianchi viola-fasciati di Firenze ed i nerazzurri pisani. E' una lotta impari, il Pisa allora in C1 è di un'altra categoria rispetto alla neonata Florentia, ed infatti si impone senza fatica per 1-0. Il fatto eclatante fu però un altro: la coreografia della tifoseria pisana, situata per regolamento nel "formaggino", che brandì una cassa da morto contornata da lumini stile cimitero con la scritta: "Qui giace la Fiorentina 1926, riposa in pace". Ovvio il riferimento al fallimento di poche settimane prima della società di Cecchi Gori, altrettanto ovvio l'odio, la rivalità (se possibile ancora crescente) tra le due città, tra le due tifoserie.
Nel mezzo l'amarcord più gustoso per i tifosi gigliati, più amaro per quelli pisani: il derby del 27 aprile 1986. Permetteteci prima una piccola chiosa: in un calcio oramai schiavo delle televisioni e del business, dove il sentimento, la professionalità, l'attaccamento alla maglia sono degli optionals, la storia che vi andiamo a raccontare sembra tratta da un ideale "isola che non c'è". Ed invece è tutto vero. Ma andiamo con ordine. E' la Fiorentina di Aldo Agroppi che recupera Giancarlo Antognoni dopo più di un anno di assenza. Nell'undici titolare figurano grandi firme come Giovanni Galli, Daniel Passarella, Sergio Battistini, il rampante Nicola Berti. Campioni del mondo come Claudio Gentile, Oriali, Massaro. E poi Pin, Contratto, Monelli e Iorio. Proprio questi ultimi erano il tallone d'Achille di una Fiorentina forte ed equilibrata in ogni reparto. I due misero insieme la miseria di 6 gol, la Fiorentina risultò così il nono attacco assoluto con soli 29 gol realizzati, a fronte della terza miglior difesa del campionato con 23 gol subiti. E nel calcio si sa...vince chi la butta dentro. Comunque Fiorentina e Pisa si presentano all'ultima giornata con obiettivi diametralmente diversi: viola in corsa per l'Uefa, reduci dalla vittoria interna contro l'Udinese (Antognoni di testa!) con il Torino raggiunto al quarto posto. Serve una vittoria per reggere il passo dei granata. Pisa in caduta libera, allenata (guarda caso) da Vincenzo Guerini, reduce da due sconfitte consecutive e da soli tre punti conquuistati nelle ultime otto giornate. Idem con patate: serve una vittoria per scavalcare l'Udinese e portare a casa la salvezza.
Piove a dirotto su Pisa, e c'è una storia nella storia. L'esperienza dei Pontello a Firenze sta subendo un brusco ridimensionamento, e sono già state decise cessioni eccellenti: Galli e Massaro al Milan, Passarella all'Inter. E proprio il "caudillo" sarà l'assoluto protagonista di quella giornata...uggiosa. Fiorentina ed Inter sono appaiate a 31 punti in classifica, chi vince si qualifica per la coppa uefa. Partita tirata, giocata sui nervi, primo tempo che termina sullo 0-0. Nella ripresa il Pisa di Guerini accelera, ed al 63' Ciro Muro trafigge Galli con un tiro da fuori area. Sembra finita, i viola accusano il colpo ma reagiscono prontamente: tre minuti dopo Massaro (ricordiamolo, già ceduto al nascente Milan di Berlusconi) caracolla in area e viene atterrato. Rigore, calcia Passarella... fa 1-1. Ancora 10 minuti, Nicola Berti stende le sue leve al limite dell'area, e si guadagna una punizione dal limite: calcia ancora Passarella... e fa 2-1. Fiorentina in Uefa per differenza reti, Pisa in serie B e Inter (la futura squadra del "caudillo") fuori dall'Europa. Cosi andava il calcio: vestire la maglia viola era un onere ma sopratutto un onore, portava con se un carico di gloria, di storia, ed andava celebrata fino in fondo. Anche a costo, l'anno dopo, di stare a casa il mercoledì a vedere le altre squadre italiane giocare in Europa. Così fece Daniel Passarella (a proposito, con quella doppietta Daniel stabilì il nuovo record di gol segnati da un difensore... ben 11!) e così dovrebbero fare tutti. Ad ogni latitudine, in ogni categoria. Ma questa è un'altra storia...