Minotti sul momento della Fiorentina: "Servono leader. Ecco come ci siamo rialzati a Parma"
Lorenzo Minotti, ex calciatore e capitano dello storico Parma degli anni Novanta, attualmente commentatore televisivo per SkySport, è intervenuto a Radio FirenzeViola per parlare del momento in casa Fiorentina: "Questa è una situazione inaspettata. Probabilmente all'interno del gruppo non ci sono leader veri. Non c'è coesione e quindi ci sono comportamenti diversi: magari gente che soffre troppo, gente più staccata dall'ambiente. L'altro giorno mi ha colpito la frase di Galloppa, che ha detto che appena arrivato in prima squadra ha trovato la squadra chiusa nello spogliatoio. Per me questo è un buon segnale, anche noi a Parma lo facevamo quando le cose non andavano. Poi le cose in campo non sono cambiate, ho in mente la prestazione di Mainz soprattutto. Bisogna ripartire dalla formazione di un gruppo, di un collettivo, mettere delle regole a costo di escludere qualcuno. C'è da resettare tutto, sono convinto che questa situazione sportivamente drammatica può essere superata, ma Vanoli dovrà fare tanto. per prima cosa mettere delle regole ferree e trovare alcuni leader.
La Fiorentina è partita da obiettivi importanti, con un allenatore come Pioli che parlava di Allegri che non aveva messo la sua squadra nella lotta Champions, adesso cambia tutto, quindi adesso diventa difficile cambiare mentalità. Mi viene da fare una battuta però: ho sentito tanti che si lamentavano del fatto che i calciatori arrivati sono tutti da squadre medio-piccole, ecco credo che adesso questo possa essere utile, perché vuol dire che sono abituati anche loro a lottare per non retrocedere. Stamattina ripensavo a quello che mi successe a Parma nei primi anni duemila: era una situazione simile, venivamo dai preliminari di Champions, siamo stati eliminati e si è sfaldato il gruppo. Lì ripartimmo da Carmignani come allenatore, uno che conosceva l'ambiente, e con Sacchi come direttore, un altro che conosceva bene Parma.
Sia Goretti che Rubino conoscono bene questo mondo, ma devono essere riconosciuti come leader in società. Questo glielo deve dare proprio la società, magari il presidente Commisso, che deve dire ai giocatori che 'si fa come dicono loro'. Poi bisogna tirar fuori personalità".
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