VERETOUT-HUGO, Perché ci sono saluti e saluti
Ci sono saluti e saluti. E in questi giorni si è avuta la conferma con gli addii di Veretout e Vitor Hugo. Due congedi completamente diversi, nel primo caso fortemente voluto dal francese che, nell'ultima parte di campionato, ha capito che il feeling con i tifosi viola non c'era più. I fischi quando è uscito dal Franchi per l'ultima di campionato hanno risuonato nelle sue orecchie e a tavolino con il procuratore ha scelto di andarsene. Le opportunità erano diverse, prima Napoli, poi Milan infine Roma che ha vinto il testa a testa con i rossoneri. Dunque il centrocampista, che era uscito allo scoperto subito con il nuovo dirigente (e questo gliene va dato atto) e che voleva subito formalizzare l'addio, ha rinunciato alla tournée e alla seconda settimana a Moena. Nessun certificato alla Bernardeschi, nessuna scusa alla Kalinic ma una scelta condivisa con la società di restare a Firenze in attesa dell'offerta definitiva.
Il suo silenzio con i tifosi e il suo fare un po' schivo, uniti alla volontà di lasciare la Fiorentina per altre avventure considerate dal francese un passo avanti nella carriera, non sono però piaciuti. Anche perché il giocatore appena ha firmato è andato a Roma con tutta la famiglia senza un saluto (se non quello della moglie che comunque a Firenze si trovava bene). Il saluto è arrivato dopo alcuni giorni, addirittura dopo la conferenza stampa di presentazione, in cui però non c'è stato alcun accenno alla Fiorentina e al motivo per cui ha lasciato Firenze. Il saluto via Instagram, social scelto ormai dai calciatori per parlare, è stato un bel saluto, certo, dove ha ricordato anche la nascita della seconda figlia proprio a Firenze, ma non ha toccato il cuore dei tifosi nonostante sullo sfondo abbia volutamente messo un abbraccio con Davide Astori.
Molto più toccante e sincero forse il saluto di Vitor Hugo (sempre via instagram) che ha messo a nudo l'uomo che è sempre stato: da quello allegro ed entusiasta che grida "forza viola" alla presentazione a Moena a quello che si è emozionato quando ha visto la neve per la prima volta all'Abetone. Soprattutto quello che con un gol incredibile per un giocatore come lui e un saluto commosso ha fatto piangere tutto il Franchi e forse tutta Italia nella gara successiva alla morte di Astori . Ecco perché i tifosi lo hanno omaggiato con uno striscione al Franchi, pur dietro nelle graduatorie dei giocatori talentuosi e amati. In passato d'altronde i tifosi hanno sempre scelto il saluto: dalla "serenata" sotto la finestra di Borja Valero in via Bolognese alle offese a Bernardeschi, figlio del settore giovanile viola e dal quale dunque non ci si aspettava la scelta della storica rivale Juve e un certificato medico per evitare il ritiro. Con la rivoluzione di quest'anno ne sono attesi tanti altri. Sotto a chi tocca.