ROCCO, Il suo italiano e quell'Attila che non torna

26.09.2020 11:30 di  Andrea Giannattasio  Twitter:    vedi letture
ROCCO, Il suo italiano e quell'Attila che non torna
FirenzeViola.it
© foto di Massimiliano Vitez/Image Sport

Ci sono tanti modi per spiegare in italiano quello che è il concetto di “distruggere”. Ovvero l’obiettivo che da tempo ha la Fiorentina per lo stadio Artemio Franchi, fatte salve alcune specifiche zone che il club ha apertamente manifestato di voler conservare (torre di Maratona e scale elicoidali). Certo, va ammesso, la scelta di utilizzare la parola in questione non è stata l’uscita più felice di Rocco Commisso da quando è approdato in Italia, ma da qui a dire -come ha fatto qualcuno dal F.A.I. - che il patron viola ha tutti i contorni di un novello Attila, che dove passa non cresce più l’erba, ce ne passa eccome. Anche perché va sempre tenuto presente che a limitare fortemente il modo di comunicare di mister Mediacom (al quale va fatto un plauso perché ci mette sempre la faccia in prima persona) c’è la poca padronanza della lingua italiana.

È vero, Rocco è nato in Italia a Marina di Gioiosa Ionica ormai quasi 71 anni fa però fin da bambino - ormai è storia nota - fu costretto a lasciare l’Italia per confrontarsi con la realtà a stelle e strisce, dove ha appreso usi e costumi locali. E soprattutto la lingua. Ecco, facendo un parallelo tra quello che è il lessico italiano, con le sue mille sfaccettature e sfumature linguistiche, e lo slang americano si capisce in fretta come per spiegare alcuni concetti spesso l’inglese d’oltreoceano sia una lingua molto più immediata e povera di alternative rispetto al nostro italiano. Ed è per questo che Commisso nei giorni scorsi ha scelto di usare un termine d’uso comune in America e simile ai rudimenti di italiano che gli sono rimasti in testa (non certo quelli di un Accademico della Crusca). Il tutto, però, senza metterci la cattiveria e il retro pensiero che in tanti gli hanno abbinato. 

In italiano, per ingentilire un verbo come “distruggere”, ci sono molti altri sinonimi. Più o meno pesanti: abbattere, demolire, devastare, disfare, radere al suolo, annientare, diroccare, disintegrare, sbaragliare, sterminare, annullare, logorare, avvilire e tanti altri che l’enciclopedia Treccani riporta ma che noi censuriamo per comodità di spazio. Alcuni sono più concilianti, altri invece - come “distruggere” - danno certamente un’idea molto più negativa. In inglese invece questa sfumatura ostile con l’omologo verbo “to destroy” di fatto non si avverte, visto che per evocare l’idea poco piacevole di una distruzione esistono verbi molto più calzanti: “to smash”, “to wreck”, “to shatter”, “to blast” e soprattutto “to raze”, ovvero “radere al suolo”. Espressioni molto più evocative che, certo, danno il giusto peso al concetto di buttar giù qualcosa. Ma che poco hanno a che vedere con il concetto che Commisso voleva esprimere. Alla faccia di chi lo paragona ad Attila.