RICHARDSON, Sulle orme di Sugar ma con ambizioni... viola
Il presente è Amir, il passato Sugar. In vista dell’esordio in campionato, al Tardini di Parma, la Fiorentina potrà contare anche su Amir Richardson, il primo - nonché fin qui unico - acquisto per il centrocampo di Raffaele Palladino. Acquistato dal Reims, per circa 10 milioni di euro, quella sul giocatore marocchino potrebbe apparire come una delle tante operazioni di un’ordinaria sessione di calciomercato; in realtà, il classe 2002, non si è portato dietro solo la medaglia di bronzo, recentemente vinta alle Olimpiadi di Parigi con la sua Nazionale, ma anche un cognome capace, in Italia, di evocare ricordi a dir poco speciali.
Amir Richardson è, infatti, figlio di un campione della palla a spicchi come Michael Ray, per tutti ‘Sugar’. Di mestiere playmaker, quarta scelta assoluta nel draft del 1978 – lo stesso anno di Larry Bird, chiamato con la numero sei – per otto anni Michael Ray Richardson è protagonista in NBA, con le maglie di Knicks, Warriors e Nets, partecipando per quattro volte all’All Star Game. La carriera del nativo di Lubbock, in Texas, sembra correre spedita, ma nel 1986 Richardson viene trovato positivo alla cocaina – per la terza volta – con conseguente radiazione. L’NBA si trasforma in un ricordo: la redenzione, per Sugar, e il recupero dell’uomo, prima ancora che dell’atleta, trovano ragion d’essere in un luogo fino a poco tempo prima insospettabile, ovverosia Bologna – sponda Virtus. Arriva in Italia nel 1988, a Bologna vince due Coppe Italia e una Coppa delle Coppe, calcando poi anche i parquet di Livorno – dove ebbe il merito di riaccendere l’entusiasmo di una piazza ancora ‘ferita’ dalla complessa fusione tra la Pallacanestro Livorno e la Libertas – e Forlì. Ad Antibes, cittadina del sud della Francia, incastonata tra Cannes e Nizza, dove Michael Ray, allora 46enne e ancora in attività, stava vivendo la frase crepuscolare della sua vita professionale con l’Olympique Antibes, la famiglia si allarga. Amir nasce nel gennaio del 2002 e viene iscritto pochi anni dopo dalla madre - di nazionalità franco-marocchina - nella scuola calcio dell’AS Fontonne Antibes.
Il settore giovanile del Nizza e il percorso da professionista con Le Havre e Reims sono le successive tappe del suo cammino da calciatore, prima dell’arrivo a Firenze. Una città, tra l’altro, dal valore anche simbolico: proprio nel palasport del capoluogo toscano, infatti, Michael Ray trascinò alla vittoria, nella leggendaria finale di Coppa delle Coppe del 1990, la sua Virtus Bologna contro il Real Madrid. 34 anni dopo, c’è ancora Firenze nel destino dei Richardson, in attesa che sia Amir, stavolta, a scrivere la propria storia nel libro di famiglia.