QUANDO PALERMO APPLAUDIVA LA FIORENTINA

27.11.2011 14:03 di  Stefano Borgi   vedi letture
QUANDO PALERMO APPLAUDIVA LA FIORENTINA
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

Sembra impossibile, ma c'è stato un tempo in cui Palermo applaudiva la Fiorentina. Un tempo (in verità nemmeno troppo lontano, si parla degli anni '90) nel quale la "Favorita" tributava applausi sinceri alla squadra viola, che veniva in terra di Sicilia a "miracol mostrare". Oggi, invece, assistiamo a provocazioni gratuite da parte di Zamparini che, pur in assenza di una domanda specifica, ritorna sterilmente sul gol di Mutu del 2007, sulla mano di Gilardino del 2008, sui favori (secondo lui) che la Fiorentina riceve regolarmente quando incontra il "suo" Palermo. Sarà una frase fatta, ma non ci sono più i dirigenti di una volta: genuini, ruspanti, magari un pò naif, ma scevri da ogni tipo di dietrologia. E, se vogliamo, nemmeno gli allenatori di una volta visto che tutto il malumore nasce dall'isteria di Guidolin accecato dalla sete di vendetta verso i Della Valle. Ma tant'è... Innanzitutto ricordiamo come la "Favorita" sia il nome storico dello stadio di Palermo (solo dal 2002 intitolato a Renzo Barbera) e torniamo con la memoria a quel 29 agosto del 1993, quando si giocava la prima giornata del campionato di serie B. Breve flashback: la colpa (meglio dire la  genesi) di ciò che vi stiamo per raccontare è di Mario Cecchi Gori che, il 6 giugno 1993 (ahimè, il giorno della retrocessione), distrutto dal dolore e dal rimorso se ne uscì con una battuta che suonava più o meno così: "Va beh, vuol dire che ci toccherà andare a giocare a Palermo..." intendendo la trasferta siciliana come il punto più basso della gloriosa storia viola. Apriti cielo, spalancati terra: una dichiarazione simile fu presa malissimo dai tifosi rosanero che se la legarono al dito, e quale migliore occasione per manifestare il proprio dissenso (eufemismo) quel Palermo-Fiorentina in programma proprio alla prima giornata? Detto fatto! La Fiorentina allenata da Ranieri, la Fiorentina di Toldo, Effenberg, Batistuta (assente quel giorno per gli impegni in coppa America), Carnasciali, Orlando, Iachini (una vera e propria corazzata per la categoria) fu accolta da uno scroscio di fischi assordante, e fu così per tutta la partita. Almeno fino a quando la superiorità viola fu talmente schiacciante da convertire quei fischi in applausi. All'11' un lancio in verticale di Effenberg innesca il vantaggio di Banchelli, poi una doppietta dell'esordiente Robbiati siglò un 3-0 che non ammetteva repliche. A quel punto tutta la "Favorita" si alzò in piedi e tributò  alla Fiorentina una fragorosa standing ovation per manifesta superiorità.

Andò più o meno così anche il 13 dicembre 1995, data di un Palermo-Fiorentina ritorno dei quarti di finale di coppa Italia. L'andata aveva visto i viola imporsi per 1-0 con un rigore di Batistuta, mentre a Palermo ci fu l'immediato vantaggio di Baiano a chiudere il discorso qualificazione. Mancava però l'acuto, il colpo che impreziosisse la serata altrimenti scontata, ordinaria. Ci pensò Manuel Rui Costa, che a metà ripresa prende palla sulla sinistra, si accentra, salta uno, due, tre avversari e piazza rasoterra sulla destra del portiere palermitano. Ancora una volta il pubblico della "Favorita" stupì per l'altissimo senso di sportività, e applaudì compatto la prodezza del portoghese. Fu quello una specie di canto del cigno, perchè da allora ci sono stati i fischi per il ritorno di Toni (30 aprile 2006), le già citate isterie di Guidolin, le liti tra Foschi e Corvino, le frecciate di Zamparini (comprese le ripicche e ripicchine poste ad arte contro i Della Valle nelle riunioni di lega). Insomma, niente che oggi lasci presagire qualcosa di buono. Unica speranza, la presenza di Delio Rossi sulla panchina viola. Inutile ripetere quanto Delio sia ancora amato a Palermo, e (ne siamo certi) verrà accolto come merita. Noi esprimiamo un auspicio: che il dottor Rossi guarisca l'acredine che Palermo ha nei confronti della Fiorentina (e non viceversa, attenzione...) alla stregua di quanto ha fatto Prandelli nel rapporto tra Firenze, la Fiorentina e la nazionale. E poi, se è vero che Prandelli e Delio Rossi si somigliano, questa può essere una buona occasione per dimostrarlo.