IL MITO DELL'ALLENATORE GENTILUOMO
Da quando ha messo piede nella sua Firenze nel lontano 2005, si sentono dire solo cose belle su Cesare Prandelli. E pensare che il suo passato da calciatore lo ha visto vestire colori non proprio amati dai tifosi viola. Un precedente non indifferente in città. Ma si sa, i fiorentini sanno riconoscere come pochi il valore umano delle persone e una volta che le apprezzano, lo fanno per sempre con la stessa intensità.
La stima delle persone nei confronti del nuovo tecnico viola è unica nel suo genere. Forse per il legame creatosi durante quelle vittoriose giornate di campionato nella stagione 2005-2006 e non solo. Forse per quelle magiche serate di Champions League. E forse perché vivendo la città, l’allenatore ha dimostrato di farne completamente parte, in modo naturale. Anche con allenatori passati si sono creati rapporti saldi di affetto. Si pensi a Stefano Pioli, a quello che l’attuale tecnico del Milan ha sofferto a Firenze e con Firenze. È la dimostrazione del fatto che il popolo viola ama incondizionatamente chi dà tutto.
Il mito dell’allenatore gentiluomo non nasce a caso, basta parlare con persone comuni come Massimiliano, libero professionista e tifoso viola che per questioni lavorative è entrato in contatto con Prandelli in passato, quando non era già più tecnico della Fiorentina, ma della Nazionale: “Una persona squisita, seria e sempre nei binari della correttezza- commenta l’uomo a FirenzeViola.it - spesso veniva in quartiere con la sua compagna a controllare i lavori. Oltre ad essere un buon cliente dal punto di vista economico, non ha mai alzato i toni e mai si è messo al di sopra di noi persone “normali”. Lo dico perché è capitato che gente dal nome importante abbia creato problemi inutili e sia comportata in modo non proprio gentile”.
Una piccola testimonianza che conferma quanto di bello Firenze prova per il suo allenatore e viceversa.