DAL NO A MOU AI GOL CON LA FASCIA AL BRACCIO: LA RINASCITA DI BIRAGHI
“Per tanti tifosi e per tanti giornalisti sono un cane da bastonare ma per me non è un problema. Ogni anno sono messo in discussione, ma ci sono abituato”. Cristiano Biraghi parlava così dal ritiro di Moena; era il 29 luglio, a meno di un mese dall’insediamento di Vincenzo Italiano sulla panchina viola, ed il terzino scuola Inter aveva appena messo alle spalle una stagione decisamente complicata, culminata con l’esclusione dai convocati per l’Europeo.
Adesso, a poco più di 5 mesi di distanza da quella conferenza stampa, le prospettive della Fiorentina e del numero tre viola si sono capovolte; nonostante lo scetticismo percepito dallo stesso calciatore, Biraghi è stato subito elemento centrale della nuova Fiorentina di Italiano: 1619 minuti in campo per un calciatore che ha saltato solo la partita col Verona per squalifica, un impiego più che giustificato per quanto fatto vedere in campo. Biraghi costituisce spesso il primo creatore di gioco della squadra, ed uno dei calciatori che in Serie A tocca più palloni a partita. Numeri in crescita anche sul piano dei gol (2 in campionato di cui uno su punizione al Bologna) e dei cross, dove rimane uno dei migliori in A in questa specialità (il secondo a crossare di più dopo Candreva).
Ma la centralità di Biraghi non è solo tecnica e tattica: Italiano lo ha confermato capitano, una scelta che al solito ha fatto storcere il naso a qualcuno ma che viene in parte giustificata anche dal retroscena estivo raccontato oggi da La Nazione, ovvero il rifiuto di un trasferimento a Roma espresso questa estate da Biraghi, col capitano che avrebbe detto no ai giallorossi ed a Mourinho per poi motivare questa scelta alla squadra. Un momento che potrebbe aver innescato quella chimica di squadra che, ad oggi, è uno dei grandi meriti di Italiano, che deve quindi ringraziare Biraghi il quale, da buon capitano, ha indicato prima di tutti il sentiero da percorrere.