PRADELLI, Le ultime ore con Manuela

PRADELLI, Le ultime ore con Manuela
mercoledì 28 novembre 2007, 08:02News
di Redazione FV
fonte La Nazione

Ci deve essere qualcosa che non si vede. Una cosa viva anche se qui c’è la morte, una forza trasparente intorno a Manuela, distesa accanto a una foto che mette in risalto le sue specialità, gli occhi celesti e il sorriso, la vita è un soffio anche se c’è la cornice d’argento. Ora gli occhi sono chiusi. Ma la serenità è rimasta, niente l’ha cancellata in questi sette anni di lotta, la serenità sbriciola anche la cattiveria di un tumore, la depotenzia, le toglie la soddisfazione di far male.

CESARE È PIÙ che mai uno di noi, tutta Firenze vorrebbe abbracciarlo e il privilegio di poterlo fare è roba da togliere il respiro. Manuela è stata bravissima, dice, e nessuno vuole sapere altro, questa fragilità è forte e magica, orgogliosa, asciutta. Manuela è stata brava, lo si capisce anche da come sono cresciuti Niccolò e Carolina, adolescenti solo pochi anni fa. Nella camera ardente c’è la loro semplicità rassegnata e dolce: «La mamma è morta con il sorriso, ci ha insegnato il sorriso». La forza trasparente è la serenità, la sicurezza di incontrare un’altra volta gli occhi chiari che brillano nella cornice, questa è la magia in via Donzellini 47, dove abita la famiglia Prandelli.



MANUELA è tornata qui dopo aver passato gli ultimi giorni a casa della madre, a Ticengo, insieme agli altri quattro fratelli, è tornata nella casa bianca in mezzo al paese, di fronte all’oratorio dove Cesare ha cominciato a giocare a calcio, chi l’avrebbe mai detto che poi… Una strada da attraversare, poi il campo sterrato e con i sassi, un palo per l’illuminazione da craniate selvagge, ma che partite furibonde e interminabili, quanti tornei estivi: anche Manuela veniva a vederli, la vita è cominciata e finita in un piccolo mondo. Tutto in pochi metri. Tutto in pochi anni. Quarantacinque sono pochi per morire, questo è scontato, e qui non c’è posto per la banalità.

RISPETTO, FORZA, dignità, solidarietà, la stessa che Manuela e Cesare hanno trovato nel convento di Fra Elia degli Apostoli di Dio, a Calvi dell’Umbria. Un incontro che le ha cambiato la vita e le ha donato energie che hanno fortificato le cure, bisogna credere a chi lo racconta. «Non fiori, ma opere di bene, mia sorella vorrebbe questo, è stata lei a farci sempre coraggio, anche nelle ultime ore», dice Alberto Caffi, fratello di Manuela. Qui in via Donzellini c’è un pellegrinaggio di gente comune e famosa, fra i primi ad arrivare Marco Tardelli, amico dai tempi della Juve. E poi tanti altri: il ct della Nazionale Donadoni, Gilardino e Bonera del Milan, Morfeo del Parma. Toni ha telefonato dalla Germania. E ancora l’ex centravanti Aglietti, Totò De Vitis, i genitori di Cabrini, anche gli ex compagni di Cesare nelle squadre minori, tante persone normali, fili che hanno resistito o sono nati nel tempo. Il calcio oggi si riunirà a Orzinuovi per i funerali alle 14,30 nella chiesa di Santa Maria Assunta, Diego e Andrea Della Valle sono già arrivati lunedì in forma privatissima a trovare il loro allenatore, ma anche oggi saranno presenti, la voglia di testimoniare affetto a Prandelli non finisce mai, né finirà nei prossimi giorni. Cesare, Niccolò e Carolina sentono il bisogno di tornare alla normalità, non si può sapere quando, non è questo il momento per fare previsioni, né di domandarsi se la Fiorentina avrà presto il suo allenatore in panchina.

LORO VORREBBERO tornare a Firenze giovedì, dice Niccolò, e più che una speranza sembra una promessa. Cesare deciderà oggi, dopo il funerale, i tempi del ritorno a Firenze, la città che lo aspetta, ma soprattutto lo rispetta. Ore pazzesche le ultime, che a raccontarle non ci si crede. Manuela aveva incoraggiato Cesare, vai a Reggio Calabria, stai tranquillo, ci vediamo domenica sera. E invece il Male aveva deciso di prendere un’altra strada, Prandelli non è partito e ha raggiunto Manuela. Per coccolarla insieme ai figli. «Due giorni bellissimi».