Approvato il nuovo statuto federale

Tra le novità l'abolizione del cosiddetto diritto di veto per l'elezione del presidente federale. Il testo per entrare in vigore dovra' ora essere approvato dalla Giunta e dal Consiglio nazionale del Coni
23.01.2007 06:49 di  Andrea Pasquinucci   vedi letture
Fonte: QUOTIDIANO NAZIONALE - quotidiano.net
Se non è stato un plebiscito poco c'è mancato. Con 265 voti favorevoli su 267 l'assemblea della Figc ha dato il via libera al nuovo Statuto. L'enorme lavoro di riscrittura delle regole e di trattativa con le varie componenti del mondo del calcio ha raggiunto l'obiettivo voluto, per la soddisfazione del commissario Luca Pancalli. E' il giovane presidente del Comitato paralimipico, infatti, a uscire trionfalmente dalla Fase 1 della Federcalcio post-calciopoli. Incensato praticamente da tutti, oggetto di "monumentazione", come rilevato con ironia dal presidente dell'assemblea Pasquale De Lise, Pancalli mette la sua firma in fondo alla nuova costituzione del calcio italiano. Gli Stati generali riuniti all'hotel Sheraton non hanno riservato grandi sorprese. Anzi, gli unici colpi di scena l'hanno riservata note di colore come il discorso dell'unico dissidente, il presidente del Prato Andrea Toccafondi, e il tentato blitz del presidente dell'associazione dei calciatori di serie D, Rodolfo Viscoli, senza diritto di parola perché l'entità che rappresenta non è riconosciuta dalla Figc. Già prima di pranzo, l'assemblea aveva dato il via libera al nuovo statuto. Non senza difficoltà, dato che il mancato funzionamento del voto elettronico ha fatto optare De Lise per il "rimedio della nonna", cioè il vecchio ma sempre confuso voto per alzata di mano. Incassato ieri anche il sì dell'Aia, la cui "autonomia operativa e organizzativa" rientrava nel maxi-emendamento presentato dallo stesso Pancalli, l'approvazione bulgara era scontata. Ed è arrivata in fretta: l'assemblea non ha nemmeno ascoltato il contenuto degli emendamenti - De Lise si è limitato ad elencare gli undici articoli - il cui contenuto, se si esclude la questione dell'Aia e il maggior peso delle componenti tecniche nell'ordinamento dei campionati, non incide comunque in modo rilevante sulla riforma. La bozza Pancalli è infatti stata rivisitata in maniera abbastanza consistente nei tre lunghi summit effettuati a gennaio ai piani alti di via Allegri. Rimane, rispetto alla prima versione anticipata da Apcom il 21 dicembre scorso, il punto fondamentale: l'abolizione del diritto di veto per l'elezione del presidente. Quella clausola definita eufemisticamente "di largo consenso", che poneva un assenso obbligatorio da parte delle Leghe sul massimo dirigente di via Allegri. Nel suo intervento, Pancalli ha ribadito le tre aree toccate dal suo lavoro: "Recupero della centralità della federazione, costituzione di un sistema più moderno di governance e miglioramento della giustizia sportiva". L'impianto della riforma rimane, ma se oggi tutti parlano di casa comune, di famiglia e di intenti corvengenti è anche per le modifiche apportate nelle ultime settimane. Antonio Matarrese lo dice a chiare lettere quando definisce "mortificante" la prima versione ricevuta sulla sua casella e-mail. Da allora, certamente qualcosa è cambiato. Nell'ordine: si è allargato il comitato di presidenza, che avrà anche un rappresentate scelto dalla Lega; è saltata la riduzione della rappresentanza delle varie componenti nel consiglio federale; la Figc è tornata a un più mite "controllo di conformità" sui vari regolamenti; la Lega ha riacquistato voce in capitolo nella definizione dei campionati e continuerà ad incassare gli introiti delle multe; l'Aia ha avuto riconosciuta la propria autonomia; il Coni nominerà due membri su cinque, e non il presidente, della Commissione di garanzia sulla giustizia sportiva. Passi indietro traducibili nel classico compromesso all'italiana? Non ditelo a Pancalli. "Non abbiamo rinunciato a nulla e non abbiamo fatto nessun bluff", ha sottolineato il commissario. Pancalli ha difeso poi l'autonomia della sua gestione commissariale, prospettando un futuro finalmente sereno al calcio italiano. "Qualcuno parla del calcio come un malato terminale ma io non ci credo, sarò un inguaribile ottimista". La parola d'ordine è voltare pagina dopo lo scandalo. Le regole non bastano, ricorda il commissario citando Montanelli, servono gli uomini che le rispettano. Lo scandalo che ha scoperchiato la pentola su un sistema di collusioni e influenze pericolose - la cui scoperta da parte della magistratura ha portato alla retrocessione in B della Juventus e a penalizzazioni varie per Milan, Fiorentina, Lazio, Reggina e Arezzo - non può essere dimenticato. Non vuole dimenticarlo Matarrese, ma secondo il rappresentante dell'associazione dei club le responsabilità sono tutte "dell'inettitudine di Roma" e per questo la Lega non può ricoprire un ruolo secondario nella fase che porterà alla nuova presidenza della Figc. Eccola, la Fase 2 della gestione Pancalli, che dovrebbe durare un paio di mesi, fino all'assemblea elettiva. La campagna elettorale è già partita, con Giancarlo Abete, ad oggi candidato unico, che resta forte anche se poco gradito dalla Lega. "Non gli regaleremo nulla, vincerà la democrazia", dice Matarrese. La Lega avrà un suo candidato, questo è certo, ma non sarà lui: "Non ho nessuna voglia di tornare in Figc", dice dopo aver tratteggiato le caratteristiche di un futuro presidente che, guarda caso, ricalcano le sue. Resta, da parte di Matarrese e non solo, la grande stima nei confronti di Pancalli. Ma l'uomo più acclamato del giorno ribadisce il suo no: "La mia gestione finirà col commissariamento". Il nome del suo avversario dipenderà dall'orientamento delle componenti, ma l'eventuale approdo di Abete alla presidenza non sarà affatto un plebiscito.