"OCCHI PUNTATI SU"... Un lungo filo viola che lega Firenze all'Argentina.

Firenze ed i fiorentini sono da sempre sensibili al "genio e sregolatezza" e chi meglio degli argentini impersonifica questo stereotipo di calciatore? L'ultimo in ordine cronologico è Osvaldo, 21 anni da compiere e un sogno da realizzare.
01.10.2007 02:06 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: Stefano Borgi per FV

Il primo fu Miguel Montuori, poi toccò a Lojacono, Maschio, Morrone fino ad arrivare alla coppia mondiale Bertoni – Passarella, assoluta protagonista degli anni 80’. Il resto è storia dei giorni nostri con Ramon Diaz, Oscarone Dertycia, Abel Balbo e l’immenso Re Leone al secolo, Gabriel Omar Batistuta. Ne abbiamo tralasciato qualcuno (uno per tutti Diego La Torre, apripista per l’arrivo di Batigol in maglia viola) ma il senso è chiaro per tutti: la scuola argentina ha da sempre trovato terreno fertile a Firenze e sembra esserci un sottile ma indistruttibile filo viola che lega Firenze all’Argentina.

Sono 16, infatti, i calciatori provenienti dalla terra del Tango che nella storia si sono visti cucire sul petto il giglio viola e qualcuno di questi il giglio lo porta ancora nel cuore come il primo che abbiamo citato, il piccolo grande Miguel Angel Montuori, purtroppo scomparso in un tiepido pomeriggio del 1998, dopo una lunga malattia. Per lui parlano le cifre: 72 reti in 162 presenze, uno scudetto (55-56) una coppa Italia (60-61) ed una Coppa delle Coppe (1961) conquistate in sei fantastici anni trascorsi in riva all’Arno. Erano altri tempi, la Fiorentina dettava spesso legge nel campionato italiano, e come lui ebbero fortuna il “Puntero” Daniel Bertoni, arrivato alla riapertura delle frontiere nel 1980 (fu praticamente il primo grande acquisto dei Pontello) ed il “Caudillo” Daniel Alberto Passarella, libero di rara classe e personalità, oltre che notevole realizzatore per il ruolo ricoperto. 26 gol in 109 presenze con il record di 11 segnature nella sola stagione 85-86 culminata con la qualificazione in coppa Uefa (memorabile la doppietta all’ultima giornata contro il Pisa con la quale, contemporaneamente, qualificò i viola in Europa e scaraventò i nerazzurri in serie B).

Se Daniel Bertoni era il “Puntero” felice, grazie al suo carattere guascone (seppur con delle punte d’irritante indolenza), Ramon Diaz era il “Puntero” triste; un’ombra costante dipingeva il suo volto quasi mai sorridente, e anzi, spesso rivelatrice di una malinconia interiore che gli impedì di affermarsi a livelli più alti, nonostante una cifra tecnica di altissima qualità. Come Passarella anche “Ramon tira la bomba” ebbe fortuna fuori da Firenze, nello specifico a Milano sponda interista, dove nell'89 vinse lo scudetto dei record. Sorvoliamo su Oscarone Dertycia soprannominato “Patorozu” da un cartone animato argentino, piuttosto che “El Camion” per la sua scarsa (eufemismo) mobilità, e su Abel Balbo che vestì la maglia viola ormai a fine carriera. E passiamo oltre anche su Gabriel Batistuta non per scarsa volontà quanto per lo spazio limitato che saprebbe di offesa per colui che, forse, è stato il più grande attaccante della storia viola. Pablo Daniel Osvaldo è l’ultimo di questa folta colonia sudamericana, e per come si è presentato, sembra aver già preso coscienza della responsabilità che la sua origine ed il numero che porta sulle spalle (il 9, appunto quello di Gabriel), gli impongono. A Livorno ha fatto coppia con Santana, altro argentino fino ad oggi triste per i mille infortuni e che solo da pochi giorni sembra aver ritrovato il sorriso. Per ora l’incoscienza dei suoi vent’anni e la sorpresa su compagni ed avversari hanno fatto di Osvaldo l’uomo copertina di queste ultime ore. Ci permettiamo un consiglio: si goda quest’effimera popolarità e, come si dice a Firenze, "stia attaccato alla sottana" di Prandelli, l’unico che lo può salvare dalla prevedibile onda mediatica che si sta per abbattere su di lui (noi stessi lo stiamo esaltando probabilmente oltre misura). Quest’anno ci sarà bisogno di tutti percui… Buona fortuna a lui e alla Fiorentina.