I RACCONTI DELLA FIESOLE, "Quell'inverno dell'89, dal Bar dei Pini fino a Bologna..."

I RACCONTI DELLA FIESOLE, "Quell'inverno dell'89, dal Bar dei Pini fino a Bologna..."
sabato 20 settembre 2008, 00:01LE RUBRICHE DI FV
di Stefano Borgi
fonte Simone Giuliani, tifoso della curva.

Da oggi inizia una nuova rubrica che racconterà di volta in volta storie di vita, storie di tifo, storie che nascevano nella curva Fiesole degli anni 70' e 80'. Ce le racconta un protagonista dell'epoca, Simone, quando andare in curva significava orgoglio, passione e senso di appartenenza. La storia di oggi risale ad un lontano Bologna - Fiorentina del 1989...

 

 

"Quando Firenze era considerata la Beirut del calcio italiano a noi ragazzi viola interessava la curva, il suo andamento più che la partita. In settimana si respirava ora per ora un’aria di attesa così frenetica verso l’incontro con la tifoseria avversaria della domenica successiva da condizionare ogni nostro atto o parola. Così le sere del mercoledì e venerdi noi pischelli del Collettivo calavamo da tutte le parti della città e dintorni al Bar dei pini di via Torcicoda a trovare il nucleo storico dell’Isolotto; lì si rammentavano episodi del passato, si scrivevano a pennarello pensieri vari su di una parete di polistirolo ed aspettavamo che Dimitri al telefono rispondesse per le rime, in sanfredianino, alle varie minacce che arrivavano immancabilmente in sede. I più scoppiati andavano poi all’Universale per innalzare all’interno del cinema inni di giubilo o minaccia. Quell’inverno dell’89 avremmo dunque reincontrato il Bologna dopo anni. Per me era effettivamente un’occasione speciale. Proprio contro i rossoblu avevo infatti esordito da bambino in trasferta nell’Agosto dell’82 in una rocambolesca partita di Coppa Italia. Mi ero allora reso conto di cosa significassero la curva ed il gruppo per Firenze quando gli ultras viola, giunti a metà primo tempo, dopo aver spadroneggiato accendendo numerosi fumoni, avevano invaso la pista per far retrocedere con le cattive un battaglione di Carabinieri provocatori. Memore di quel glorioso precedente, quella domenica dell’88 mi avviai a Bologna con il mio bomber rigirato, arancione. Al riguardo c’era infatti stato uno strano passaparola in città. Con amici emiliani prelevati al casello di Roncobilaccio muovemmo verso lo stadio. Loro pensavano che io scherzassi, e che il nostro popolo fosse solo sbruffone, quando dicevo a tutti che eravamo la migliore tifoseria italiana del momento. Dentro la curva S.Luca mi si para davanti un’enorme macchia arancio-viola che ondeggiava, ammassata ed inebriata, urlante. Ricordo con i brividi il volto affascinato dei miei compagni di allora, la loro incredulità e sincera ammirazione. Il tifo fu travolgente, al solito. Cori secchi alternati ad altri ritmati più a lungo. Già, perché i nostri erano particolari in tutto: non organizzavano né agguati né scalette dei cori; non particolarmente coreografici, si muovevano all’argentina, nel senso che seguivano emotivamente all’unisono la gara. Ad un certo punto la celere, che allora attaccava sempre e solo i gruppi di Atalanta, Roma e Fiorentina, pensa bene di farsi sentire. Ecco che allora tutti, e dico tutti noi, indietreggiamo per poi respingere con decisione la violenta carica immotivata. Un tifoso laziale mi disse che a distanza di anni ancora custodiva gelosamente nel portafoglio la foto della nostra massa mobile che si opponeva ai manganelli. Ah, dimenticavo: la partita la perdemmo ma ciò che interessava era l’orgoglio smisurato della nostra gente. Dopo una ventina di anni, quelle facce vere le rammento ad una ad una: alcuni non ci sono più, altri hanno preferito svendersi a questo stramaledetto calcio modificato geneticamente, gonfiato come un pollo da laboratorio. "

 A Federico, leale appassionato rossoblu, ed a tutte le anime non ancora morte del basso parterre curva Fiesole

sospesca@tin.it

Fotografia originale, Bologna 5/2/1989 - fotifoviola.net