"CATTIVI PENSIERI", Ma 'questo' Felipe Melo serve davvero alla Fiorentina?

15.04.2009 01:43 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: Stefano Borgi per FV
"CATTIVI PENSIERI", Ma 'questo' Felipe Melo serve davvero alla Fiorentina?
FirenzeViola.it

"Si faccia una domanda e si dia una risposta" diceva qualcuno...e la nostra risposta è, ahimè, negativa! Anzi, specifichiamo meglio: la Fiorentina non ha bisogno di 'questo' Felipe Melo. Potrà sembrare la favola de "La volpe e l'uva" oppure, per restare in casa viola, il voler guardare a tutti i costi il bicchiere mezzo pieno, come ama dire Corvino (e ognuno si consola come può) sta di fatto, però, che "il lupo perde il pelo ma non il vizio" (è l'ultima citazione, lo promettiamo) ed il brasiliano c'è ricascato, come si suol dire, con tutte le scarpe. Non è la prima volta e probabilmente non sarà nemmeno l'ultima ma stavolta il buon (?) Felipe l'ha fatta davvero grossa e gli effetti di tale nefandezza li vedremo strada facendo. Innanzitutto una speranza ed una preghiera: ci auguriamo che la Fiorentina non ripeta l'errore di Palermo con Gilardino, e chiediamo che non faccia ricorso, un pò per punire il proprio giocatore (ed un pò anche se stessa), un pò per rispetto del lavoro del giudice sportivo che, per una volta, crediamo abbia preso la decisione giusta. Qualcuno potrà dire che il centrocampista viola è stato provocato (e infatti anche Lopez si è beccato, altre ai tre punti di sutura, le stesse cinque giornate), che a lui non viene perdonato niente mentre ad uno come Totti (un nome a caso...) è concesso di tutto e di più (obiettivamente la scenata del derby contro l'arbitro Morganti è un'imbarazzante caso di sudditanza psicologica e di genuflessione mentale al potere politico nel calcio, rappresentato in campo dal capitano giallorosso.) Tutto vero, ma questo ci deve interessare fino ad un certo punto e ciò non autorizza Felipe a lasciare la squadra senza il suo miglior centrocampista nel momento topico della stagione. Sopratutto non lo giustifica di fronte ad una dirigenza come quella dei Della Valle che fa dell'etica e dello spirito sportivo una bandiera, un labaro viola, come canterebbe Narciso Parigi, da garrire al vento.

 

Chiusa la parentesi paternalistica, torniamo al fatto tecnico ed all'imprescindibilità o meno di 'questo' Felipe Melo nel futuro della Fiorentina. La stagione del brasiliano (fra l'altro facente parte degli Atleti di Cristo e divulgatore della Bibbia nello spogliatoio viola...) la possiamo dividere in tre fasi: la prima, connotata da un'inevitabile inesperienza nel campionato italiano e da un'insicurezza evidente dovuta alla scarsa conoscenza del gioco e dei compagni. Automaticamente tutto ciò sfociava in una peericolosa irruenza negli interventi che lo hanno portato a ripetute squalifiche, compresa la perla dell'espulsione alla prima giornata contro la Juventus. Il ragazzo comunque prometteva bene, si trattava solo di farlo ambientare e di fargli digerire i dettami tattici di Prandelli che, particolare da non sottovalutare, lo aveva retrocesso sul campo di una ventina di metri, assegnandogli il ruolo di mediano davanti alla difesa. Tutto questo, e siamo alla seconda fase, fino all'11° giornata quando in casa contro l'Atalanta arriva il primo gol in maglia viola ed a seguire una serie di prestazioni di alto livello che convincono il CT della nazionale brasiliana, Carlos Dunga, a convocarlo per l'amichevole del 10 febbraio contro l'Italia. La data del 26 febbraio (terza ed ultima fase) giorno esatto della convocazione, è una specie di spartiacque per l'annata di Felipe. Da quel giorno qualcosa si è rotto, sono fioccate le richieste ed i corteggiamenti da parte delle più grandi squadre europee (Real Madrid in primis) e il suo atteggiamento è cambiato. Felipe è sembrato deconcentrato, svuotato, quasi supponente, scorbutico con i compagni e si è rivisto quel giocatore nervoso, attaccabrighe d'inizio stagione. Felipe Melo è il giocatore più ammonito della serie A, ben 13 i cartellini gialli, con una sola espulsione ma con 4 giornate di squalifica. I progressi, evidenti, di metà torneo sono scomparsi facendo riaffiorare quel giocatore istintivo, che non ragiona, tutto il contrario del prototipo di calciatore voluto da Prandelli. E allora torniamo alla domanda iniziale: serve alla Fiorentina un giocatore simile? Ribadiamo il no iniziale, perchè la sua presenza, in queste condizioni psicologiche e comportamentali, è dannosa per la squadra, per quel famoso "gruppo" che sta finalmente riaffiorando dando linfa vitale a questo finale di campionato. A Bergamo contro l'Atalanta, 10 giorni fa, si è rivista la "vecchia" Fiorentina, compatta, coesa, "uno per tutti, tutti per uno" e (sarà un caso?) mancavano contemporaneamente Melo e Mutu. I due saranno assenti anche nelle prossime cinque partite della Fiorentina (forse il romeno potrebbe precedere il brasiliano di un paio di settimane) e ci chiediamo: dobbiamo farne un dramma oppure prenderlo come un segno (beneaugurante) del destino? Difficile dirlo, Melo e Mutu sono elementi tecnicamente indiscutibili, di personalità, veri e propri trascinatori, non saremo certo noi a disconoscerlo e per questo sospendiamo il giudizio. Grazie alla loro assenza, però, in prima squadra si sono riaffacciati Pasqual, Semioli, Donadel, tutti ragazzi della vecchia guardia, gente che la Champions League sa come conquistarla avendola "acchiappata" per tre anni consecutivi. Fra di loro un Felipe Melo come lo abbiamo visto nella fase centrale della stagione servirebbe come l'acqua nel deserto, ma ahimè, ce lo siamo perso per strada. In attesa di ritrovarlo, meglio non rischiare e andare quindi avanti con l'usato sicuro.