Luca Pancalli, Un Signor Commissario!

Un bellissimo e intenso "faccia a faccia" tra il commissario straordinario della FIGC e Paolo Carbone editorialista per TC&C-TMW
12.03.2007 08:30 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Paolo Carbone

Romano, prossimo 43enne (il 16 aprile, auguri in anticipo!), avvocato, ma, sopratutto, uomo di sport. Proprio lo sport lo tradisce in giovane età. Una caduta da cavallo gli procura lesioni gravissime con paralisi degli arti inferiori, ma Luca Pancalli proprio allo sport affida la sua rivalsa. Come atleta disabile si dedica al nuoto e nell'arco di una dozzina d'anni partecipa a Olimpiadi, Mondiali ed Europei mettendo insieme, da paura, ben 21 medaglie d'oro, 11 d'argento e 8 nuovi pramati mondiali stabiliti di volta in volta. Infinita la lista delle sue attività e suoi incarichi. Diciamo solo che è Segretario Generale del Comitato Papaolimpico Europeo e, da poco meno di 2 anni (scusate se è poco!) Vice Presidente del CONI. Finchè - estate 2006 - scoppia calciopoli e il 21 settembre diventa Commissario della Federcalcio subentrando a Guido Rossi. Sul suo tavolo trova i problemi immani di un mondo tanto mastodontico quanto stordito e confuso. I fatti dicono che, in poco meno di 6 mesi, la Federazione ha assunto nuove fattezze, nuovi assetti e nuovo Statuto. Adesso il lavoro di rinnovamento sta per essere completato con la nomina del nuovo presidente federale. E' il momento, quindi, di una utile chiacchierata della quale siamo grati

Quale visione d'insieme propone oggi il calcio italiano?
"Una visione senz'altro complessa, ma anche la visione di un mondo che pian piano sta uscendo - e secondo me lo stiamo facendo in modo serio - da quella che è stata una delle crisi più profonde della sua storia. Credo insomma che i segnali positivi ci siano sicuramente”

A suo avviso quali sono al momento il peso, il prestigio e la considerazione della Federazione campione del mondo in carica sulla scena internazionale, presso FIFA e UEFA?
“Credo che il nostro sia un prestigio assai importante perchè ce lo siamo sempre conquistato sul campo che è l'unico metro sicuramente valido, abbiamo vinto con merito la Coppa del Mondo, ma devo dire che, al di là dei risultati agonistici, è un prestigio che ci stiamo conquistando anche sotto l'aspetto della gestione politica, e questo senza peccare di eccesso di ottimismo. I rapporti con FIFA e UEFA sono basati su stima e rispetto reciproci e, in quest'ultimo periodo, anche su grande apprezzamento. Lo testimoniano anche le parole di Platini in riferimento - dopo i tragici fatti di Catania - al come l'Italia ha gestito al meglio quel serio momento di crisi”.

Secondo lei, qual è il punto più debole del sistema calcio e quale la risorsa più rigogliosa?
“La risorsa più rigogliosa è rappresentata dalle decine di migliaia di bambini e ragazzi praticanti nelle varie scuole-calcio e dai milioni di tifosi virtuosi, gente che, nonostante tutto quello che è successo e che ha minato la credibilità del sistema, continua ad amare questo sport meraviglioso. Quanto al punto debole, dico sicuramente "calciopoli", l'evento più difficile da affrontare che può essersi tradotto, nell'immaginario collettivo, in una caduta di credibilità".

G. B. Shaw diceva che smettere di fumare è facilissimo. Difficile è non ricominciare. In questa chiave fino a che punto crede che gli addetti ai lavori siano pronti a rispettare le nuove regole e, quindi, a cambiare mentalità?
“Sono fiducioso ed ottimista, anche perchè, se non lo fossimo tutti, si finirebbe per vanificare tutti gli sforzi fatti in questi mesi assai difficili. D'altro canto devo ricordare anche quello che diceva Indro Montanelli e cioè che, quando pure avremo riscritto tutte le regole del mondo, alla fine ne mancherà sempre una, ossia quella che obbliga gli uomini a sentire il dovere di rispettarle. In proposito è chiaro che noi non possiamo fare nulla. Possiamo solo mettere in moto un processo virtuoso che consenta di continuare senza esitazioni sulla strada intrapresa senza mai perdere di vista l'obbiettivo”.

Si è disposti a rendere i controlli sulle gestioni ferrei e assoluti in modo che tutti facciano fronte ai propri impegni e oneri?
“Devo dire che la 'ratio' che anima il nuovo statuto mira proprio a questo. Aggiungo inoltre che tutte le varie componenti, dotandosi di codici di autoregolamentazione, sono orientate in questo senso. Penso, perciò, che bisogna procedere con coraggio, senza mai abbassare la guardia”.



Fino a che punto si può ipotizzare che i Comuni allunghino i tempi delle concessioni in uso degli stadi alle società in modo da aprire nuovi orizzonti gestionali?
“Questo è un cammino da percorrere senz'altro. Va accelerato il processo di privatizzazione degli stadi e questo in totale sintonia con la linea adottata dal governo e dal ministro Melandri, perchè non dobbiamo dimenticare che, accanto al pacchetto di misure antiviolenza, ci sono pure norme a più lunga scadenza relative proprio a questo argomento. Aggiungo inoltre che, sul processo di privatizzazione degli stadi, potrà giocare un atout fondamentale anche l'eventuale assegnazione all'Italia degli europei del 2012, perchè partendo da lì, attraverso la ristrutturazione di 5 degli 8 stadi, la costruzione di 3 nuovi impianti con una programmazione finanziaria seria e credibile, si può sicuramente fare un bel pezzo di strada".

Come giudica i provvedimenti del Ministero degli Interni su stadi, ordine pubblico e quant'altro?
“Il mio è un giudizio del tutto positivo. Già al momento dell'emanazione del decreto ho espresso grande soddisfazione perchè è proprio quello che mi aspettavo dal governo italiano ed anche per la serietà con la quale i ministri Amato e Melandri hanno affrontato il problema. Io dichiarai nella notte dei tragici fatti di Catania che non avrei più consentito la ripresa dell'attività se non in presenza di misure drastiche, serie e rigorose e ciò è avvenuto. Ma la grande soddisfazione è anche nell'aver verificato, dopo, che quel pericolo di annacquamento paventato da molti non c'è stato. Segno che tutte le forze politiche hanno interpretato responsabilmente il proprio ruolo".

Il settore professionistico italiano conta 132 squadre. Non sono troppe?
“Non penso debbano esistere limiti numerici alla partecipazione delle società. L'importante è che il sistema sia in grado di autosorreggersi e quindi comprenda un numero adeguato, e non eccessivo, di squadre”

I giocatori. Sono gli attori. Il loro settore, secondo lei, nell'attuale contesto e momento storico, va bene così com'è o richiede qualche aggiustamento o modifica?
“Devo dire, intanto, che le disposizioni degli anni passati che hanno consentito la valorizzazione dei tecnici e degli atleti hanno avuto un'importanza fondamentale, così come l'inserimento delle componenti tecniche nei consigli federali delle diverse Federazioni ha permesso di valorizzare non solo persone che sono il patrimonio più genuino del mondo sportivo, ma anche le specifiche esperienze che provengono da queste persone. Certamente oggi i calciatori hanno un ruolo fondamentale. Io non mi stancherò mai di ricordare in che misura siano un punto di riferimento per giovani e ragazzi e come taluni comportamenti in campo possano provocare uno spirito emulativo non positivo oppure atteggiamenti negativi. Quindi il loro ruolo è importantissimo, sia nella gestione politica della Federazione sia per i messaggi che possono comunicare al loro pubblico”.

Il settore arbitrale. I nuovi assetti federali consentono agli arbitri una certa autonomia ponendoli ad una certa distanza da società, pressioni varie eccetera. Lei è d'accordo?
“Diciamo intanto che la classe arbitrale dev'essere indipendente e lontana da qualsiasi pressione, perchè altrimenti perderebbe la sua caratteristica fondamentale. Aggiungo che l'arbitro fa parte della Federazione così come, del resto, vogliono anche le norme della FIFA. L'importante è che l'arbitro possa essere arbitro fino in fondo, e possa esercitare le sue funzioni in totale libertà, autonomia e indipendenza".

Lei è sicuramente uomo di sport. Negli ultimi tempi è diventato anche uomo di calcio. Nuove regole, nuovo statuto, praticamente nuova Federazione. Sono tutte sue creature. Però quando le hanno domandato 'Perchè non fa il presidente?', lei ha risposto 'Che peccato ho fatto?'. Come mai? Per caso non le piace questa sua nuova creatura?
“Per carità! La battuta 'che peccato ho fatto?' è legata a diversi mesi di lavoro particolarmente duro e intenso durante i quali è successo di tutto, non so cos'altro poteva accadere. E quindi ero arrivato molto stanco al traguardo, pur avendo ricevuto il supporto della macchina federale che mi è sempre stata vicina. La mia scelta, in ogni caso, è motivata dal rispetto dei principi di coerenza e trasparenza che ho sempre seguìto nella mia vita e nella mia attività di dirigente sportivo. Io sono arrivato in Federcalcio da Vice Presidente del CONI e in qualità di Commissario. Penso sia giusto che il mondo del calcio sappia esprimere dal proprio interno una risorsa che certamente avrà molte più autorevolezza ed esperienza di me”.

Stando così le cose, visto che Luca Pancalli presidente federale forse è da escludere, è lecito ipotizzare che le sue bravura e maestria possano guidare l'organizzazione degli europei 2012 se verranno assegnati all'Italia? Oltre tutto le dirò che è diffusa sensazione quella di un suo enorme successo personale presso il popolo degli appassionati di sport e di calcio...
"Intanto devo dire che quando la sensazione è troppo diffusa io mi preoccupo. Comunque, al di là delle battute, è evidente che io mi sono anche appassionato a questo mondo che ha al suo interno risorse e valori innumerevoli con i quali riuscirà a dare un'immagine nuova di sè. Quanto al sottoscritto, io sono uomo di sport e sono a disposizione con spirito di servizio. Ovviamente la decisione di affidare a me la gestione dell'organizzazione degli europei non dipende da me, ma dal futuro consiglio federale. Se poi ce li assegneranno, ovviamente spero di sì, anche perchè noi abbiamo lavorato su un progetto serio e credibile. Non mi va di discutere, come fanno molti, sulla presunta debolezza dei Paesi concorrenti perchè non lo trovo corretto. Mi auguro invece che non solo il progetto, ma la capacità che il nostro Paese, tutto, istituzioni, governo, CONI, Federcalcio, ha mostrato nei recenti momenti di crisi, sia sufficientemente apprezzata, perchè credo che l'Italia abbia mandato all'estero segnali davvero positivi, visto che noi italiani, così abituati ad autoflagellarci, spesso dimostriamo di essere davvero bravi e all'altezza".