CALCIO IN ITALIA, Quando la legge non è uguale per tutti
Altro giro, altra corsa, altro scempio. Nemmeno il tempo di osservare le prime pagine dei quotidiani sportivi pronte al più completo “voltafaccia” nei confronti dell’eroico c.t. Donadoni (oggi esaltato tanto quanto martoriato nelle precedenti settimane in cui l’Italia stentava) ed ecco che il sistema calcio, o sistema Italia, se preferite, concepisce il suo nuovo capolavoro.
Pensavamo, e speravamo, che la scelta di condannare gli incidenti di Taranto, in occasione della domenica di follia di Badia al Pino, potesse tracciare una strada diritta, senza bivi, verso il cambiamento, e la cancellazione di successivi comportamenti censurabili.
Pensavamo, e speravamo, che la condanna generale verso quanto accaduto a Roma la sera di quella stessa domenica, quando un intero quartiere e le sue forze dell’ordine si sono ritrovate sotto assedio per motivi privi di logica, potesse indicare una reazione, da parte delle istituzioni, che piegasse definitivamente qualsiasi malintenzionato.
Pensavamo, e speravamo, che quanto accaduto a Bergamo potesse significamente invitare le autorità preposte a lanciare un segnale chiaro e inequivocabile sul fatto che non potessero più essere tollerate certe violenze e alcune forme di prepotenza così incisive tanto da fermare una partita.
Pensavamo e speravamo, infine, che anche sotto l’aspetto dell’educazione, della civiltà, e delle cattive abitudini radicate nei nostri stadi si potesse intervenire. Facendo pagare a caro prezzo qualsiasi forma di razzismo ravvedibile anche in un singolo coro all’interno di una tifoseria e nei confronti delle origini di ogni giocatore in campo.
Invece a Bergamo la curva rimarrà chiusa per qualche mese, ma Atalanta-Milan si rigiocherà. E chi continuerà ancora a pensare di essere in dovere di poter fermare una gara in qualsiasi modo, purtroppo, continuerà ad arrogarsi tale diritto. Niene di tutto questo, inoltre, ha riguardato la piazza romana dove, evidentemente, giallorossi e biancocelesti potranno di nuovo radunarsi insieme e dare vita alle proprie guerre civili pur di difendere l’onore delle proprie frange del tifo, anche quelle più estreme. E, infine, ci accorgiamo anche che se esporre uno striscione che offende la provenienza di Ibrahimovic può essere considerato motivo di punizione, inveire contro le origini di Adrian Mutu non è poi così grave e, quantomeno nella nostra capitale, non stupirsi che è persino lecitamente concesso.
Ed ecco che, allora, la sensazione è sempre la stessa. Pesi e misure diversi, solite conseguenze. E ancora una volta speriamo che tutto vada per il meglio nonostante non sia stato fatto niente…