AGROPPI A FV: "VLAHOVIC STA AGENDO IN REGOLA. IO LO FAREI GIOCARE LO STESSO"
Il mancato rinnovo di Dusan Vlahovic è l'argomento che più continua a tenere banco a Firenze in queste ore. Per provare ad avere un punto di vista direttamente da un addetto ai lavori, noi di FirenzeViola.it abbiamo parlato in esclusiva con Aldo Agroppi, ex allenatore della Fiorentina nella stagione 1985-1986 e nel 1993.
Agroppi, che idea si è fatto della questione Vlahovic?
“È tutto normale. I calciatori arrivano nelle città e promettono amore e attaccamento, sbagliando. Sono solo discorsi: sui soldi non sputa nessuno. I tifosi non devono innamorarsene, perché sono professionisti. Vlahovic, come tanti altri sta sfruttando una regola che gli permette di andare in una società più importante della Fiorentina a guadagnare di più, svincolandosi alla fine del contratto. Sono accaduti moltissimi casi come questo e non sarà neanche l’ultimo. È inutile prendersela con lui o il Donnarumma di turno. Vorrei vedere, e dico a coloro che se la prendono col ragazzo, come si comporterebbero se fosse loro figlio, o fratello. Quello che lui sta facendo rientra nella regola”.
E che ne pensa delle ingerenze dei procuratori?
"Hanno finito di seppellire un calcio già morto. Sicuramente, nel caso di Vlahovic, c’è stata la spinta da parte del suo agente o della famiglia, ma a questo punto conta poco".
Cosa dovrà fare, ora, Italiano con Vlahovic?
"Io lo farei giocare. Perché non dovrebbe? La Fiorentina rimarrà senza di lui tra un po’ di tempo. Ora lo faccia scendere in campo per interesse personale e della città. E comunque davvero qualcuno pensava che Vlahovic sarebbe rimasto così a lungo?".
Pensa che la società abbia fatto tutto il possibile?
"Ha fatto il massimo. Lo sforzo economico di Commisso è stato ingente e di più non si può chiedere. Non è giusto che il club si affatichi così per un giocatore, anche perché la Fiorentina non vincerà lo scudetto. Al massimo raggiungerà un bel piazzamento. Offrendo altri soldi si rischierebbe solo di sborsare milioni e milioni senza cambiare praticamente nulla".
È cambiato tanto il calcio rispetto ai suoi tempi…
"Ripeto, parlare di sentimenti, oggi, non ha senso. Io, da giocatore, ero legato sentimentalmente al Torino e sono tornato a casa piangendo, nonostante andassi a guadagnare di più a Perugia, ma ero stato lì dieci anni e si era creato un legame incredibile".