VINCENZO, ROCCO E IKONÉ: LE DIMENSIONI CONTANO
Ve la potete raccontare o ve la potranno impapocchiare in ogni modo per convincervi del contrario, però, come diceva il saggio: le dimensioni contano eccome, poi si badi bene, ci sono dimensioni e dimensioni.
Non siate subito maliziosi!
Birbanti e birbantelle!
Chi scrive, ad esempio, ne vanta di ragguardevoli, di pancia.
Ma perché cotanto incipit?
Per parlare intanto del futuro già discusso e in questi giorni vieppiù di Vincenzo Italiano.
Il prezioso e caro a tutti allenatore viola viene spinto al rinnovo di contratto da tutto l’ambiente, la società invece predica calma e gesso, dicendosi serena in virtù dell’opzione unilaterale per il rinnovo di un anno in più sul contratto del suo tecnico rispetto alla scadenza del 2023, intanto l’allenatore viola ha cambiato procuratore, affidandosi a Ramadani, scelta che per alcuni aumenterebbe le possibilità di un presto addio alle rive dell’Arno.
Ma veniamo alle dimensioni: premettendo che nel calcio i contratti non valgono la carta su cui sono redatti, adagio che per Italiano vale ancor di più, vista la sua recente storia professionale, o taluni scordano che per venire a Firenze stracciò un accordo appena firmato con lo Spezia?
Ad ogni modo, è probabile che sulla futura decisione di Italiano peserà il contesto, di certo una Fiorentina di dimensione europea, sarebbe più attrattiva per un allenatore bravo e ambizioso come il tecnico viola.
E le dimensioni del progetto di Commisso, una Fiorentina con voglia e investimenti per crescere ancora, aiuterebbe a contrastare ogni tentazione di mutare aria.
Che poi giusto in questi giorni si parla di altre dimensioni ancora, quelle di Rocco….no, non il divo della settima arte, ma il Rocco nostro, l’italo americano amico e mecenate di Firenze.
Con l’uscita della classifica della rivista Forbes, Commisso si è rivelato, ai pochi che non lo sapevano, quale miliardario in dollari, tra i più forniti nel novero dei proprietari di club calcistici italiani e rieccoci alle dimensioni.
Ma per essere miliardari, lo erano pure i precedenti proprietari della Fiorentina, anche se con inferiore capacità penetrativa.
Ma anche i miliardi, dipende da come li usi e da quanti ne usi e dall’amore con cui li usi, infatti anche tra Commisso e i Della Valle, posto che l’americano andrà misurato nel lungo periodo (a fare una sveltina son buoni quasi tutti), la differenza vera, oltre che nelle dimensioni della ricchezza personale, riguarda l’ambizione sportiva, i fratelli marchigiani l’avevano perduta per strada, specie dopo Calciopoli, Rocco ne ha da vendere, lo dimostra la straordinaria opera che sta sorgendo a Bagno a Ripoli, il Viola Park, e che miete ammirazione anche tra i vertici politici del calcio mondiale.
Ma continuando nel nostro divertissement, sperando di strapparvi un sorriso per evadere un po’ col pallone da questi giorni bui, castigat ridendo mores diceva Orazio.
Diremmo, pensando ad un’altra piccola polemica recente, che contano le dimensioni e anche la consapevolezza delle proprie, parliamo di Ikone, ma non temete, non delle dimensioni affettive del calciatore francese che sono e restano fatti suoi, né di quelle sportive che, per ora, ci consegnano un calciatore di grande dinamismo e dribbling, numeri realizzativi modesti, certamente buone prospettive di crescita.
Però siccome come diceva Talleyrand: ‘Ci sono cose peggiori di un delitto e sono le sciocchezze’.
Taluni hanno pensato di criticare l’attaccante esterno viola perché in un’intervista avrebbe definito la Fiorentina una squadra media.
E di grazia, da quando è lecito arrabbiarsi quando qualcuno chiama le cose col loro nome?
Quando le indica per ciò che sono?
Ebbene, si plachino gli iracondi, si destino gli illusi: la Fiorentina è una squadra media, Firenze è una città media.
Anzi a ben guardare la squadra viola fino a pochissimo tempo fa lottava per la B, quindi la mediocrità era semmai un obiettivo, la città è invece qualcosa di meno che mediocre, sotto vari punti di vista, ad esempio quello industriale (non a caso gli ultimi due proprietari viola non sono fiorentini), mediocre non lo è culturalmente, ma non certo per meriti di chi ci vive oggi, se mai di chi l’abitò oltre 500 anni fa.
Perciò, perché mettere in croce Ikone o chi l’ha intervistato?
Il calciatore lo si critichi, al fine di stimolarlo, per le lacune in campo, consapevoli che in questa bella ‘Truppa Italiano’ conviene sempre attendere i calciatori, perché la nostra è terra di buon vino ed il buon vino migliora col tempo e ciò vale per Castrovilli, per Ikoné, per Cabral.