INVECE DI PIANGERE SI CERCHINO I MOTIVI. LA SOLUZIONE NON È SOLO CAMBIARE TECNICO. CON PALLADINO NON SI CRESCE. CON AQUILANI SI REGREDISCE. PER MUTARE REGISTRO CI VUOLE UN ALLENATORE VINCENTE. COMMISSO CHIARISCA A SE STESSO E POI ALLA CITTÀ

31.05.2024 10:03 di  Stefano Prizio   vedi letture
INVECE DI PIANGERE SI CERCHINO I MOTIVI. LA SOLUZIONE NON È SOLO CAMBIARE TECNICO. CON PALLADINO NON SI CRESCE. CON AQUILANI SI REGREDISCE. PER MUTARE REGISTRO CI VUOLE UN ALLENATORE VINCENTE. COMMISSO CHIARISCA A SE STESSO E POI ALLA CITTÀ
FirenzeViola.it

Chi scrive di Fiorentina oggi potrebbe esercitarsi nel pianto greco, un ufficio che altro non è che  la ricerca delle parole migliori per commentare una delusione, l’ennesima . Ma meglio non annoiarsi e non annoiare dissertando su ciò in cui la squadra viola è diventata bravissima, battere i propri record di fallimento. Adesso le finali andate male sono tre in due stagioni e la bacheca dei trofei continuerà ad impolverarsi per un altro po’. Almeno finché non ci si rassegnerà a fare esercizio di umiltà ed onestà e a rilevare che c’è dolo in questo difettuccio, ormai fattosi tara. Un dolo figlio della mancanza di ambizioni che porta a scelte errate dettate dalla scarsa competenza, dall’approssimazione, e quindi all’allestimento di una rosa che alla prova dei fatti manca di quella qualità necessaria per regalare gioie ai tifosi viola.

E difatti la gara di Atene che ha regalato la coppa ai greci dell’Olimpiacos, è stata una gara ben diversa dalle finali che la Fiorentina di Italiano ha perduto l’anno scorso. In quei  frangenti ai viola era mancato equilibrio, si era trattato di limiti difensivi. Stavolta la Fiorentina si è per giunta difesa bene, tranne in occasione della rete decisiva che ha consegnato il trofeo nelle mani avversarie. Prova ne sia che i migliori in campo sono risultati Terracciano, decisivo in più di un'occasione e Milenkovic, autore di un’ottima prova in marcatura dell’insidioso centravanti dell’Olimpiacos. 

Ad Atene quello che è venuto fuori è stato il difetto endemico della Fiorentina, colpevolmente mai rimediato dal club di Commisso: la cronica, avvilente incapacità realizzativa degli attaccanti e di quei calciatori solo presuntamente di qualità che i viola hanno in rosa. A steccare sono stati Bonaventura che si è mangiato una ghiotta occasione nel primo tempo, Kouamè che la fallisce nella ripresa e Ikonè che si distingue malamente nei supplementari. Inoltre hanno steccato  la prestazione Gonzalez, Belotti e Nzola. Una lista lunga e triste che dimostra come per ripartire sia necessaria una rifondazione radicale. Non basterà cambiare l’allenatore, anche se la scelta del prossimo tecnico sarà un segnale inequivocabile delle reali intenzioni di Commisso: con Palladino, che pure è bravo,  non si cresce, infatti l’allenatore del Monza è nella stessa situazione in cui era Italiano tre anni fa a La Spezia, è un tecnico che ha fatto discretamente in una piccola della serie A. Viceversa, se la Fiorentina ingaggiasse un allenatore che ha vinto, che ha un retroterra notevole, un Sarri per intendersi, mostrerebbe la volontà di crescere come club. Infine scegliere un debuttante come Aquilani farebbe presagire solo una veloce dismissione da parte di Commisso, ipotesi che per taluni resta la soluzione più augurabile.

Allenatore quindi, ma anche dirigenza, perchè al momento la Fiorentina viene condotta da un gruppo  dirigenziale scelto nell’emergenza della morte improvvisa di Barone, ma per fare calcio e per scegliere i calciatori che sanno vincere le finali, come ha fatto l’Atalanta per intendersi, occorrono uomini competenti ed esperti oltre che gli investimenti della proprietà. 

Di tutto ciò deve acquisire consapevolezza Rocco Comnmisso, chiarendo in primis a se stesso se ha la voglia e le forze per proseguire la sua avventura fiorentina o se non sia meglio lasciare a chi abbia vera passione  sportiva e la voglia di incidere il proprio nome nella storia sportiva di una città bellissima e passionale che agli appelli della Fiorentina risponde coi numeri imponenti dei tifosi presenti ad Atene, inciderlo come sulla coppa di Conference è stato inciso il nome Olimpiacos. 

Già, perché il lavoro da fare è enorme, a partire dalla gestione di un club  che ad esempio non può consentire che il proprio calciatore più prezioso (almeno per quanto è stato pagato sul mercato) nella gara più importante, dopo una prestazione scadente si permetta di rispondere in modo polemico  al tecnico che gli chiede di giocare sull’altra fascia; della serie, come diceva il cantautore più ironico, Rino Gaetano: "la zappa il tridente il rastrello, la forca l’aratro il falcetto il crivello, la vanga e la terra che spesso t’infanga". Un tempo uno così arrogante nello spogliatoio sarebbe stato attaccato al muro. 

Come si può ben vedere gli argomenti per un chiarimento pubblico di Commisso non mancano. Urge una conferenza stampa franca e onesta, ma non di quelle col datore di lavoro che parla di qua e i dipendenti che (non) fanno le domande di là, poiché quella è solo roba che offende innanzitutto chi la mette in scena. Adesso si possono fare i bilanci e si può dire, senza che alcuno si offenda, che la stagione è piuttosto deludente, altro che punto in più dell’anno scorso!