Domenico Caso: "Sono scampato due volte alla morte. A Firenze il periodo più bello"

L'ex centrocampista della Fiorentina Domenico Caso ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ha raccontato alcune esperienze della sua vita e della sua carriera. Queste le sue parole a partire dall'arrivo nelle giovanili della Fiorentina e dal rapporto con il tecnico Egisto Pandolfini: "A 14 anni io, Gabriele Zottoli e Pasquale Fulgione entriamo nelle giovanili della Fiorentina. Dei tre sono l’unico ad essere arrivato in A. A Firenze conosco il grande Egisto Pandolfini, l’uomo a cui devo tutto. Al debutto in A, con la Fiorentina a diciotto anni, Pandolfini mi disse: “Ragazzo, stai attento a quello che fai perché certe carriere finiscono presto”.(Ride) Non è il massimo per incoraggiarti,no? Era diretto, senza fronzoli, ma leale, sincero, un maestro.In viola ci sono rimasto sette stagioni con grandi calciatori come Antognoni, Desolati, Roggi, è stato il periodo più bello".
Che giocatore è stato Mimmo Caso?
Senza presunzione, ma avevo sale in zucca. E sapevo fare un po’ tutto".
Se si volta indietro scopre anche di essere un sopravvissuto. Per due volte
"La prima a 21 anni, nel novembre del 1975, ero sulla Porsche con il mio compagno di squadra Vincenzo Guerini. Uscimmo di strada, ci ribaltammo. Vincenzo si ruppe ovunque, la sua carriera finì lì. Io fui fortunato, me la cavai con poche escoriazioni. La seconda volta nel gennaio 1995, avevo 41 anni, mi ammalai, linfoma non Hodgkin. Fu dura, a darmi la forza furono i ragazzi che allenavo, a fine giugno vincemmo lo scudetto Primavera, Lazio-Perugia 1-0, c’erano cinquantamila spettatori all’Olimpico, si rende conto?".
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