GUBERTI, Tutto sull'obiettivo del mercato viola
I SUOI PRIMI ANNI: Figlio di Sardegna, come tanti giocatori che nell'isola hanno creato e affinato la loro passione per il calcio, Stefano Guberti ha mosso i primi passi a Villamassargia, chissà su quali polverosi campetti dell'oratorio, insieme ad un gruppo di amici che non ha mai smesso di seguirlo con affetto. E' là, in mezzo a quegli amici, che il talentino ha iniziato a stupire, fino ad arrivare all'anticamera del grande calcio sardo, che per tutti ha un nome, anzi due: la Sassari Torres. Antonello Cuccureddu, allenatore della stagione da sogno prima del fallimento, ha scoperto virtù, doti e aspetti da migliorare, dandogli fiducia e trovando nientemeno che una qualificazione playoff. Tifoso milanista, Mauro Camoranesi come idolo (chissà perché), la sua vita inizia, si dipana e prosegue sul filo del rasoio. Quel poco che basta per trasformare la finta in un dribbling riuscito. E nel rispetto dei sogni
ROTTA VERSO IL SUCCESSO: E' convinzione comune che per fare bene nel grande calcio partendo dal basso devi uscire da protagonista dai campi di terza serie. Stefano Guberti l'ha fatto, al punto da lasciare la Torres con un'etichetta che parla da sé. “Joga Bonito” titolavano i giornali locali dell'isola prima del suo passaggio altrove. Un passaggio curioso, avvenuto per una coincidenza tipica del mondo del calcio di oggi: assistito da Claudio De Nicola, ha scelto Ascoli proprio quando alla direzione della società marchigiana era arrivato Nello De Nicola, già braccio destro di Luciano Moggi ai tempi della Juventus. Roberto Benigni ha fiutato l'affare propostogli dal nuovo diggì (durato per la verità poco all'ombra delle cento torri): duecentocinquantamila euro versate nelle casse di una Torres ad un passo dal fallimento, una specie di assicurazione sul giocatore che, qualche settimana dopo, avrebbe potuto vestire qualsiasi altra maglia a parametro zero. Visto come è andata, un vero affarone, se si considera che nelle Marche, come “free transfer” è giunto anche Simone Pesce, un altro esterno che oggi vale almeno un milione di euro.
CARATTERISTICHE TECNICHE: Come detto, la vita in un dribbling. E sarebbe poco. Perché Stefano Guberti non riesce proprio a giocare senza puntare con lo sguardo e le sue gambe mingherline l'avversario. Non per derirerlo, ma per trovare la via giusta verso il gol. Difficilmente troverete nel calcio di provincia un elemento così ubriacante, a volte al limite della sopportazione (per i compagni e per il suo allenatore). Guberti dribbla, in tutti i modi, ovunque, con qualsiasi tipo di finta. Esce dal traffico e sembra stia perdendo la palla, invece la trova sempre tra i piedi. Pochi gol in passato, perché il rapporto di amicizia che ha con l'uno contro uno gli ha quasi “vietato” di chiedere il numero di telefono al compagno più importante di ogni giocatore offensivo, il gol. Non chiedetegli una staffilata dai trenta metri, non è roba per lui. Chiedetegli sogni, quelli che ogni amante del calcio vive dopo una giocata mozzafiato.
IL SUO FUTURO: Per uno che è arrivato in serie A sperando di metterci piede, sapere ciò che qualche giorno fa ha dichiarato il suo presidente Benigni è senza dubbio motivo di grande soddisfazione. “Guberti me lo chiedono in tanti, ci sono cinque o sei squadre su di lui. Ma non avrete mai la possibilità di conoscerne i nomi, perché voglio che Stefano pensi all'Ascoli fino a che avrà questa casacca addosso”. La Fiorentina sembra essersi già fatta avanti: due milioni di euro e probabilmente qualche giovane in comproprietà per convincere i marchigiani a trasferire il calcio alcoolico (nel senso ubriacante del termine, quello dei dribbling) di “Playstation”, come è stato ribattezzato da qualche collega marchigiano. Lui dice di sognare la maglia del Milan, sua squadra del cuore, alla quale ha segnato il suo primo e finora unico gol in serie A. Chissà...
CURIOSITA': Arrivato in punta di piedi nel parcheggio del centro sportivo di allenamento dell'Ascoli, ha trovato subito interessante confrontarsi con la realtà. Delvecchio e Di Biagio, infatti, giungevano all'appuntamento giornaliero con un bel Ferrari fiammante. Lui, felice e soddisfatto, insieme al fratello, a qualche amico, tutti stipati dentro una coloratissima Pegeout 206. Di lui si narra che sia presente una vera e propria delegazione di tifosi personali, capeggiati da Daniele, fratellino di undici anni, che non perde mai l'occasione di seguirlo. Attenzione alla dichiarazione di Marco Bernacci, suo attuale compagno di squadra nel Piceno. “La Playstation? - ha detto il cesenate – Noi non ci giochiamo, siamo ragazzi che hanno abitudini più tradizionali. In ritiro è tutto un torneo di briscola. E il supercampione è lui: Stefano Guberti”. Uno con una faccia così, non può certo perderle, le partite a carte...