Vanoli segue la traccia di Pioli: le scelte non cambiano, i risultati nemmeno
A quasi un mese dalla sconfitta contro il Lecce che sancì la fine del Pioli bis, i benefici del cambio in panchina non si sono ancora visti. Soprattutto, nonostante una comunicazione più efficace rispetto al predecessore, Paolo Vanoli non è ancora riuscito a cambiare il volto di una squadra che resta in caduta libera. L'allenatore ufficializzato lo scorso 7 novembre, ha proseguito col canovaccio indicato dal predecessore, proseguendo nel triste record delle zero vittorie stagionali in campionato oltre alla sconfitta in Conference contro l'AEK Atene.
Fagioli ancora play
Due scelte che avevano fatto finire Pioli sul banco degli imputati, sono state le stesse fatte da Vanoli nelle ultime due partite di Serie A, ovvero Fagioli nel ruolo di vertice basso e Piccoli schierato insieme a Kean. A centrocampo, l'ex Juventus schierato da play sembra sempre un pulcino bagnato lasciato nell'aia nel bel mezzo di un temporale. In attacco, l'accoppiata composta da due attaccanti molto simili nelle caratteristiche tecnico tattiche, non ha portato alcun tipo di beneficio all'attacco viola.
La difesa non cambia
Anche l'idea di proseguire con la difesa composta da tre centrali continua a non convincere, visto che la Fiorentina prende sempre gol ma anche perché spesso e volentieri, uno dei tre ovvero Ranieri, si stacca quasi per fare l'attaccante. E allora, perché schierare tre difensori centrali se non porta miglioramenti in fase difensiva? E perché se uno si stacca per andare a crossare o addirittura a impostare, non si mette un centrocampista o un trequartista in più rilevando proprio un centrale? Vanoli chiede spesso coraggio ai propri giocatori, ma con queste scelte conservative non ne sta dimostrando altrettanto.
Perché non una difesa a 4?
La difesa a tre poi costringe il tecnico a schierare sempre Pablo Marì tra i titolari, lasciando ancora in panchina un Comuzzo in cerca di spazio e rilancio. Modificare la difesa e trasformala da 3 a 2 centrali, potrebbe far crescere il ragazzo cresciuto nelle giovanili viola, escludere ogni tanto lo spagnolo e rilanciare magari anche Pongracic nel ruolo che lo aveva esaltato nell'esperienza di Lecce.
Richardson come Sabiri
Poi c'è la mossa a sorpresa, quella di un Richardson rispolverato dai meandri del Viola Park dopo una prolungata assenza che durava dall'ultima giornata dello scorso campionato contro l'Udinese. La sensazione è stata che Richardson sta a Vanoli come Sabiri stava a Pioli. Una sorta di carta della disperazione per cogliere segnali e provarle tutte in un momento di estrema difficoltà. La speranza è che Richardson possa avere un'altra fortuna rispetto al connazionale, ma al momento, per quanto visto, è difficile fare previsioni in merito.
Cambiamenti in vista
Vanoli ha dichiarato dopo il ko di ieri che in questa settimana proverà a cambiare qualcosa e che se non l'ha fatto prima d'ora è stato solo perché per prima cosa voleva entrare nella testa dei suoi uomini per poi intervenire sul resto. Dopo più di 20 giorni e 4 partite giocate, è arrivato il momento di farlo, di esprimersi con maggiore coraggio e di battezzare una squadra che per fino alla Lazio, ultima partita del girone d'andata, possa avere una certa continuità negli 11 titolari. Continuare a cambiare interpreti senza cambiare interpretazione non ha portato alcun tipo di risultati. Ora serve un cambiamento che riporti la squadra alla vittoria, anche perché, come dice il detto, sbagliare è umano ma perseverare è decisamente diabolico.
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