CATANIA,Giorgio Lucenti un jolly siculo

14.02.2007 07:34 di  Leonardo Menicucci   vedi letture
Fonte: Catania Calcio
Questo ragazzo merita un premio Oscar. Con tanto di "Erre" accanto al nome, giusto per far capire che è un marchio registrato. Come fa, Giorgio Lucenti, a digerire quattro mesi di tribuna e, a ruota, catapultarsi in campo per coprire ogni settore in cui si presenta l'emergenza? La risposta è altrettanto eclatante e semplice, al tempo stesso: "Sono sereno". Punto e basta. Si può essere sereno se, per metà stagione, si trascorrono le domenica in tribuna? Si può. Giorgio ragusano d'origine, campano per vocazione (nel senso che ha sposato una ragazza di Napoli) riesce a risolvere ogni problema reagendo sul campo protagonista. Chiamiamolo gregario, ovvio, perchè non calcia le punizioni come Mascara. Chiamiamolo operaio, perchè randella e tiene la posizione. Eppure, quando Marino lo chiama, Lucenti risponde. "La partita di Messina? E' stato complicare aspettare un'ora, in attesa di sapere se la partita cominciasse. Alla fine, abbiamo pareggiato e ci sta anche bene. Sul piano del gioco abbiamo retto. E credete non era facile superare questi momenti". Il derby con il Palermo giocato sulla sinistra, quello di Messina sulla fascia opposta. Differenza? "Il ruolo, qualche movimento da perfezionare. No, non ci sono difficoltà di sorta, se il gruppo lavora. In settimana abbiamo preparato al meglio la partita". Alla fine, dopo tanto parlare, lei è rimasto a Catania. "Era un mio grandissimo desiderio, perchè qui sto bene e penso di potermi esprimere al meglio". Come ha superato i momenti difficili? "Ogni giocatore vorrebbe entrare in campo e non uscire più. Eppure bisogna accettare la selezione. E' la prima volta che mi capita di non giocare con una certa regolarità, eccezion fatta per la parentesi vissuta con Zeman, nella Roma. Ho accettato il verdetto, allenamdomi con scrupolo. Sempre e comunque, come se dovessi giocare da titolare ogni domenica". A proposito di Zeman e della Roma, domenica lei ha bloccato un certo Candela. "Eravamo compagni di squadra, in giallorosso. Conoscevo ogni suo movimento, perchè in allenamento lo marcavo spesso. Ho cercato di limitarlo". Alla fine si è arrabbiato, il buon Vincent? "E' uscito prima per un acciacco. No, ci siamo salutati come fanno due amici che lottano sportivamente sul campo". Lo sa che un campione del Mondo come Bergomi l'ha giudicata il migliore in campo? "Troppa grazia, ma un complimento da Bergomi, lo accetto senza riserva alcuna". Sei partite da titolare, gli altri ingressi giocati fra centrocampo e difesa. "Non mi formalizzo. Lo avrete capito ormai. A destra riesco a gestire meglio movimenti e possesso palla". Ci pensa alla partita contro la Fiorentina? "Adesso sì, ma non importa se avrò la fortuna di giocare oppure se resterò spettatore interessato. L'importante è che prevalga il Catania".