VIOLA FORMATO EUROPA, PRADÈ SA COME FARE: NEL 2013 TANTI BIG E UN ATTIVO DI MERCATO
Questione di idee chiare unite ad un pizzico di fantasia. Il mercato della Fiorentina che è pronto a partire in questi giorni (l'accelerata è prevista dopo la prima settimana di giugno, quando andrà in scena un nuovo vertice tra Vincenzo Italiano e la dirigenza) dovrà basarsi su queste due principali linee guida, con l'obiettivo di costruire un gruppo competitivo tanto per il campionato quanto - e questa è la bella novità - per l'Europa. La sessione estiva tuttavia non prevede in partenza ingenti spese da parte della società (ci ha tenuto a ribadirlo anche il Commisso, specificando che degli introiti economici derivati dalle cessioni di alcuni big sono rimasti a disposizione per ora 50 milioni in tre anni), la quale oltretutto per rientrare nei parametri del fairplay finanziario non potrà più di tanto "splafonare" il tetto dei 70 milioni sul quale si attesta oggi il monte ingaggi, anche se gli addii di Piatek, Odriozola, Callejon e forse Torreira contribuiranno a farlo abbassare e non poco.
Tanto duro lavoro, dunque, per il ds Pradè e la sua squadra mercato anche se c'è un precedente che fa ben sperare i tifosi viola. Ovvero l'operato che vide protagonista il dirigente romano nella sua prima campagna acquisti per una Viola europea (estate 2013). Dopo il quarto posto conseguito con Montella, quell'anno pur a fronte di alcune partenze di assoluto peso (se ne andarono in un mese prima Jovetic al Manchester City e poi Ljajic alla Roma) la squadra riuscì a rinforzarsi in modo notevole sotto l'aspetto tecnico, totalizzando incredibilmente anche un attivo di mercato. Numeri alla mano infatti, oltre al montenegrino e al serbo nove anni fa salutarono Firenze anche Cerci (che era in comproprietà con il Torino) e Seferovic, per un incasso totale di circa 44,2 milioni più 8 di bonus. Potenzialmente, dunque, oltre 50 milioni di incasso.
E gli arrivi? Non mancarono anche allora i classici parametri 0, che sono spesso stati la specialità della casa di Pradè (che allora lavorava in coppia con Macià): da free agent approdarono in viola il secondo portiere Munùa, Iakovenko ma soprattutto Ambrosini e Marcos Alonso, con quest'ultimo che nel 2016 si rivelerà una miniera d'oro per le casse della Fiorentina. Ma quell'anno ci furono anche investimenti pesanti sotto l'aspetto economico: il primo, ovviamente, fu quello che portò a Firenze Mario Gomez (15 milioni più 5 di bonus e un ingaggio di 4,3 milioni), Ilicic dal Palermo (9 milioni), Joaquin dal Malaga (2,1 milioni) e un giovanissimo Rebic dall'RNK Spalato (4 milioni più 2). In totale, dunque, quasi 40 milioni di spese per un monte ingaggi che da 38,8 milioni (stagione 2012/13) passò a circa 60. Fantasia, idee chiare e... un po' di soldi. Gli elementi che anche stavolta serviranno per costruire una Fiorentina europea, che tuttavia rispetto alla squadra di nove anni fa sa sa già di aver perso (o quasi) due elementi titolari: Odriozola e Torreira.