(UN)FAIR PLAY

29.02.2020 19:00 di  Dimitri Conti  Twitter:    vedi letture
(UN)FAIR PLAY
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Cinque partite su dieci nel fine settimana di Serie A, quelle che in seguito all'allarme Coronavirus sarebbero dovute giocarsi a porte chiuse, sono state rinviate al 13 maggio. Tra queste, Udinese-Fiorentina, a dar merito alle pressioni esercitate in settimana dal club friulano, come più volte confermato dal presidente Soldati (LEGGI QUI le sue ultime dichiarazioni) ai nostri taccuini. Una decisione che ha fatto enormemente discutere tra addetti ai lavori ed appassionati, per più motivi. Volendo partire da un concetto tanto caro al calcio, quello del fair play, si potrebbe metter su un divertente gioco di parole se si scrivesse dell'unfair play messo in scena dalla gestione della Lega Serie A a proposito.

Chiariamo subito, però: non si intende qui il gioco scorretto, bensì una traduzione letterale del termine fair, che tra i suoi vari significati ha anche e soprattutto quello di "chiaro, limpido", dal quale poi deriva il senso sportivo del termine. Volendo sottolineare ciò, si intende che nei confronti di alcuni soggetti, la Lega Serie A, la FIGC ed il CONI - stando almeno a quanto sostiene il ministro Spadafora - abbiano avuto un comportamento tutt'altro che chiaro. Scuro come l'umore del paese. Spieghiamo nel dettaglio il perché, ricostruendo rapidamente quanto accaduto negli scorsi giorni.

Si comincia dall'ampio ritardo nel recepire le direttive del decreto legge governativo, in particolare le modifiche introdotte il 25 febbraio. Dopo oltre due giorni di attese snervanti, ecco che arriva il comunicato ufficiale. Lo dirama proprio la Lega Serie A: cinque partite del fine settimana, si legge, si giocheranno a porte chiuse. Peccato che si riveli un comunicato fasullo: con un dietrofront dell'ultimo minuto, infatti, l'istituzione che rappresenta il massimo torneo italiano di calcio, sancisce il rinvio al 13 maggio. Eppure solamente giovedì, i rappresentanti di lega stessi ricordavano come le porte chiuse fossero l'unica soluzione in questo momento, salvo poi rapidamente cambiare idea nel corso di due notti. Volendo peraltro provare a glissare sulla diversità di atteggiamenti tenute dalle tre federazioni (A, B e Lega Pro) che reggono le categorie di calcio professionistico in Italia. Pure il ministero ha voluto precisare che si tratta di una scelta federale, e di aver fornito solo le indicazioni originarie. Quelle del 25 febbraio, appunto. In una gestione del genere, dov'è la chiarezza?

La Fiorentina, poi, è stata particolarmente lesa in questa vicenda, dato che non ha ricevuto alcun avviso da parte delle autorità calcistiche a proposito di non partire in direzione Udine. A pensar male, verrebbe da chiedere: se il Friuli - stando a dati ufficiali attualmente zero contagiati entro i suoi confini ad oggi - è territorio in cui non si può giocare oggi una partita di calcio, né a porte chiuse né aperte, perché alla Fiorentina non è stato detto di non andare? Anche perché oltre all'ipotetico rischio sanitario di una mossa così scellerata, c'è pure una perdita economica discreta (LEGGI QUI), che si registra per aver preso parte attiva ad una finta trasferta organizzata da altri. Oltre alla chiarezza, il più malizioso avrebbe aggiunto che manca dunque anche qualche soldo in cassa... Nonostante ciò, la Fiorentina sembra non aver intenzione di alzare polveroni nei prossimi periodi, ma in questo senso la memoria di Rocco Commisso è sulla falsariga degli elefanti, e il suo senso di giustizia si eleva ben più in alto della sua modesta statura fisica. Qualcuno dovrà dare spiegazioni, pure a lui, perché a darsele da soli si rischia di non finire a capirci più niente.