STADIO NUOVO: DAL NO ALLA MERCAFIR AL DIALOGO CON LE ISTITUZIONI. LA VIOLA SPINGE
Il lockdown che ha interessato tutta Italia non ha stoppato la Fiorentina solo per ciò che riguarda gli aspetti più meramente sportivi. Anche per quanto concerne il tema legato allo stadio nuovo ogni tipo di ragionamento si è per il momento bloccato. L’ultima novità in ordine di tempo è quella che riguarda la scadenza per il bando dell’area Mercafir, prevista inizialmente per lo scorso 6 aprile ma di recente prorogata dal Comune in attesa che le attività riprendano: “Nel rispetto delle disposizioni governative per l’emergenza Coronavirus, è stato prorogato al 28 maggio il termine per la presentazione delle offerte di acquisto del complesso immobiliare ‘Area Mercafir Comparto Sud’”, si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Vecchio. Per la verità poco cambiano queste poche righe per ciò che riguarda il mondo viola, visto che in merito la Fiorentina ha già detto, scritto e comunicato tutto il possibile.
La società - in data 5 marzo - ha deciso in via ufficiale di non partecipare al bando per l’acquisto dei 14,8 ettari, poiché nessuna delle tre condizioni poste dal club (tempi rapidi, costi ragionevoli e total control) è stata rispettata. Richieste - secondo il punto di vista della società di Viale Fanti - legittime visto che molto probabilmente la Fiorentina sarebbe stata alla fine l’unica realtà che poteva avere interesse e capacità di fare uno stadio di 40.000 posti a Firenze. I tempi, infatti, sono incerti rimasti incerti e probabilmente lunghi, non è stata formulata una richiesta economica giusta (sono stati calcolati gli eventuali incassi come se la Fiorentina fosse una squadra che vince in Europa) e non sono state date garanzie per avere il controllo delle operazioni a iniziare da bonifiche ed eventuali problematiche che potrebbero insorgere al momento dell’inizio dei lavori.
Ecco che dunque per la nuova casa della Fiorentina si aprono nuovi scenari, sempre più distanti dall’area di Firenze Nord (anche se pure l’ipotesi Campi non convince del tutto per altri motivi) ma non per questo il club ha scelto di non affrontare più l’argomento. Anzi, se possibile il raggio d’azione è aumentato: la società di Commisso ha chiesto e ottenuto con il dg Barone che venisse creato un gruppo di lavoro in Lega, per affrontare in maniera costruttiva e propositiva con le Istituzioni il tema stadi e infrastrutture. A cominciare dal rivedere una Legge che probabilmente non funziona, visto che il problema stadio non è un’esclusiva della Fiorentina ma un buco nero per quasi tutte le altre società. Tra le soluzioni proposte c’è anche quella di poter dialogare con il Governo in merito al recupero e al restauro di vecchi stadi, per farli tornare agibili e utili e moderni ed evitare un effetto Flaminio in tutta Italia. Anche sul Franchi tuttavia il braccio di ferro con il Comune è destinato a continuare, specie alla luce di recenti inchieste che hanno evidenziato le gravi lacune alle quali Palazzo Vecchio (al quale spetta la manutenzione ordinaria) non ha posto rimedio nel corso degli anni (LEGGI QUI).
“Se non vengono fatti gli stadi con l'obiettivo di aumentare le entrate la Messa è finita. Le squadre operano con margini netti molto stretti, quindi o aumentano i ricavi da stadio oppure saranno sempre meno competitive” ha raccontato pochi giorni da Barone, facendo capire quanta importanza rivesta per la Fiorentina il progetto di un nuovo impianto sportivo. “C’è bisogno di progettualità e di capire che gli stadi moderni non servono solo al club ma anche per riqualificare interi quartieri”. La sensazione è che oltre a tentare di fare una Fiorentina sempre più competitiva (in grado di tornare il prima possibile in Europa), la nuova proprietà viola porterà avanti con grande impegno anche il tema legato al nuovo stadio. Ovviamente con maggior intensità non appena la pandemia del coronavirus sarà definitivamente alle spalle. E sullo sfondo appariranno orizzonti migliori.