RIVOLUZIONE
Alla fine toccò proprio a Delio Rossi. Una giornata infinita, quella appena terminata, che Firenze ha vissuto con l'attesa dei grandi eventi. Come mai l'arrivo dell'ex tecnico di Palermo e Lazio sia stato salutato come si fa con il primo minuto del nuovo anno è facile spiegarlo. La tifoseria aveva perso la pazienza, soprattutto nei confronti di Mihajlovic, ormai da tempo. Ma è certamente un segnale, l'attesa spasmodica della piazza fiorentina del cambio di panchina, da non sottovalutare. Fosse solo perchè, almeno stavolta, la società ha voluto seguire le richieste dei suoi tifosi. Che, poi, la scelta sia stata dettata da altri motivi o meno, per ora, sembra solo un particolare.
Di certo, Mihajlovic, ha ancora una volta confermato quell'aspetto dettato dalla personalità forte che non è riuscito a trasmettere alla squadra. Di fronte alla richiesta di rimettere le proprie dimissioni il serbo ha risposto picche, preferendo l'esonero piuttosto che andarsene. Di tutto si potrà dire dell'avventura di Sinisa a Firenze, ma non che non ci abbia messo sempre la faccia. Purtroppo, però, non è bastato. Così come non è bastata l'impostazione tattica che il tecnico ha provato a dare alla squadra. Probabilmente non è riuscito a trasmetterla per un'esperienza che gli difetta, ma probabilmente sono stati anche i giocatori a limitarsi a difenderlo solo a parole, piuttosto che in campo.
Ed è in tal senso che, la rivoluzione avviata dalla Fiorentina, dovrà essere portata avanti. Perchè come trapela dalle stanze della proprietà, non è solo il tecnico a portarsi dietro fior di colpe. Ci sono il direttore sportivo e le sue scelte (e la posizione di Corvino, a scadenza di contratto non può non farsi critica), così come ci sono i giocatori. Gli stessi che persino dopo la gara di Verona hanno ritenuto opportuno, in taluni casi, concedersi comunque una serata mondana. Oggi, o domani alla ripresa negli spogliatoi, una fetta della squadra chiederà ai recidivi di piantarla (LEGGI QUI), in un confronto interno tutto da decifrare, ma è chiaro che a prescindere da Rossi, adesso, davvero, è tutto sulle spalle dei giocatori il futuro della Fiorentina. Ambizioni europee incluse. Senza più nessun alibi.
Devono essere loro, in altri termini, ad invertire la tendenza dell'ultimo anno e mezzo. Con l'aiuto dell'allenatore nuovo in campo, certo, ma anche con un po' di testa in più lontano dal rettangolo di gioco. Nel mezzo, poi, serve anche la società. E serve che questo pugno di ferro annunciato, insieme alle voci di un Andrea Della Valle furioso, sia messo in pratica il prima possibile. Nel miglior modo possibile e con la più assidua presenza societaria a fianco della squadra. Perchè per smettere di essere il "carrozzone viola" che delude un po' su tutti i campi d'Italia è necessario trasformare questa Fiorentina in un gruppo compatto. Che remi verso un'unica direzione, con obiettivi chiari, ruoli ricoperti e figure presenti. Delio Rossi, in tal senso, sembra essere un ottimo inizio, dopo i problemi di Sinisa Mihajlovic, ma è altrettanto chiaro che nemmeno con la bacchetta magica riuscirebbe a rendere la squadra di Verona una compagine in grado di lottare per l'Europa.