QUESTIONE DI FIDUCIA. E DI FAME
La Fiorentina di Italiano sta dando ottimi segnali, di un gioco ritrovato ma soprattutto di una prospettiva che negli ultimi anni è mancata. La sensazione delle precedenti stagioni è che ci fosse sempre un allenatore a tempo (un mese o una stagione che fosse) con scelte di mercato che rispondevano più a regole di mercato (il miglior centrocampista ma non regista, il terzino emergente che poi si è spento, l'esterno d'attacco forte ma per un modulo sbagliato, attaccanti in cerca di riscatto...) che alle esigenze degli allenatori. Tutti giocatori buoni o convenienti da prendere in quelle sessioni, intendiamoci, ma poco funzionali per l'allenatore del momento che pur dando il proprio benestare finiva per incartarsi con una rosa sì di qualità ma poco fruttuosa. E probabilmente quello che ha più pesato è stata la percezione che la fiducia agli allenatori con cui si sono cominciate le due stagioni non fosse incondizionata all'interno della società, anche se le scelte del presidente erano state sempre condivise da tutti; una sensazione che si è trasmessa sia nell'ambiente sia nella squadra.
Questo senso di sfiducia e temporaneità sembra finalmente alle spalle, con Vincenzo Italiano individuato da tutti come il possibile allenatore con cui aprire un ciclo, emergente ed affamato, che è consapevole che le sue quotazioni passano per la crescita delle squadre che allena. Siamo solo all'inizio, non si può volare già alto né incoronare certo Italiano come tecnico che fa i miracoli, ma la sensazione è che stavolta sull'allenatore ci sia la fiducia della dirigenza tutta (non sarebbe stato probabilmente così per Gattuso, indipendentemente dalla sua bravura) e di tutto l'ambiente con la squadra che, grazie anche alle idee di gioco del tecnico stesso, sente di poter fare qualcosa di importante, di giocarsi le proprie chance, di giocare un calcio propositivo e più divertente per il pubblico, al di là dei risultati. La permanenza dei giocatori chiave della squadra ha fatto il resto, con molti viola che si vogliono rimettere in gioco e accettare sfide che lo stesso Italiano ha lanciato loro per migliorarsi (vedi Amrabat o Duncan).