PAROLA D'ORDINE CONTINUITÀ
E’ andata nel peggiore dei modi, quasi che la Fiorentina avesse scritto un nuovo capitolo nel libro delle (peggiori) leggi di Murphy. Da Roma a Praga i viola vedono sfumare due trofei a un passo dal traguardo, facendo più o meno tutto da soli. Difesa e attacco, gol subiti e occasioni sprecate si mischiano nelle sfide con Inter e West Ham, e ritrovarsi a fine stagione appesi alle decisioni della UEFA per sperare di restare in Europa il prossimo anno è come minimo un finale beffardo. Di certo per una squadra capace di tener botta per 60 partite.
Eppure è tra le pieghe del doppio k.o. di fine annata che il club di Commisso dovrà saper ripartire, a prescindere da un’eventuale promozione nuovamente in Conference League per demeriti bianconeri. Ricercando una continuità sportiva che non obblighi la guida tecnica a reinventare tattica e disposizione in campo dopo qualche cessione eccellente, e che magari si sposi meglio al credo del tecnico se -come affermato dal presidente viola- viene tutt’ora considerato un punto fermo.
Perché mentre il dibattito del post Praga si è immediatamente trasferito sulle spalle di Italiano, per molti principale colpevole di un’impostazione poco accorta e troppo sbilanciata che alla fine la Fiorentina ha pagato a carissimo prezzo, sono già i programmi di domani a fare molta più differenza. Che riguardino cessioni o acquisti, convinzioni di un allenatore da seguire o di un eventuale sostituto del quale già da tempo si sente parlare visti meriti e successi raccolti in Primavera.
Nell’estate in cui la squadra è destinata a vivere il primo ritiro in un centro sportivo nuovo servirà rileggere il cammino di un gruppo che il tecnico ha prima rivitalizzato al suo arrivo a Firenze, riportandolo in Europa, e poi ulteriormente psicanalizzato nel suo secondo anno sulla panchina viola. Trovando un passo forse al di sopra delle reali potenzialità del gruppo, e per questo saltato sul più bello, ma anche unica chiave di lettura per raggiungere entrambe le finali e riprendersi in campionato chiudendo all’ottavo posto.
Un percorso purtroppo non culminato nei successi che tutti sognavano, ma che ha certamente acceso più di un riflettore sullo stesso allenatore, finito (evidentemente non per caso) nel mirino dei freschi campioni d’Italia. Quello stesso Italiano presentatosi in un torrido pomeriggio di due anni fa con un credo calcistico quasi zemaniamo, il famoso “Difendere bene, attaccare benissimo”, tutt’altro che applicabile con facilità su di un organico non esattamente costruito su misura. Per sostituzioni degli ultimi partenti non così efficaci, o anche solo per una disponibilità offensiva, tra punte centrali ed esterni, risultata insufficiente dopo oltre un anno e mezzo di attesa.
Che possa essere ancora lui l’allenatore del prossimo anno, o che possa esser tempo di una nuova sostituzione, servirà comunque dare continuità tecnica al gruppo, evitando il più possibile di dover ricorrere all'ennesima ricostruzione. Perchè seppure battuta al foto finish questa squadra e il suo allenatore restano protagonisti di una prima parte di 2023 che nessuno si sarebbe aspettato di vivere.