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Pallone d’oro femminile ad Aitana. Ira delle inglesi. Il trofeo così perde di significato

Pallone d’oro femminile ad Aitana. Ira delle inglesi. Il trofeo così perde di significatoFirenzeViola.it
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
Oggi alle 15:41Notizie di FV
di Stefano Berardo

Il trofeo individuale del Pallone d’oro nasce nel lontano 1956 con l’intento di premiare il giocatore che ha dimostrato nel corso della stagione sportiva di essere il migliore al mondo. Nel corso degli anni però, è diventato sempre più un attestato di riconoscimento che va di pari passo con la quantità di trofei conquistati nel corso dell’annata. Facciamo un esempio: l’argentino Lionel Messi – che ha dimostrato più e più volte di essere uno dei migliori calciatori della storia del calcio – ogni volta che otteneva il riconoscimento della Fifa era conseguente alla vittoria di trofei di squadra, sia che riguardassero il Barcellona o la nazionale argentina. Emblematico è il caso di Kakà che nel 2007 guidò il Milan nella cavalcata trionfale in Champions League culminata poi con la vittoria della Coppa dalle grandi orecchie in quel di Atene contro il Liverpool. Nel 2018 la Fifa, in accordo con France Football, amplia la rassegna creando anche la sezione dedicata alle donne che, di lì a poco, subirà il boom mediatico del Mondiale di Francia. La prima a vincerlo fu l’attaccante norvegese Ada Hegerberg che in quella stagione mise a segno una valanga di reti con la maglia del Lione. Due anni dopo arriva il turno di Alexia Putellas che col Barcellona vince tutto. Da lì in poi si crea uno strano cortocircuito. Il trofeo rimane sempre in quel di Barcellona anche quando a meritarlo dovrebbero essere altre. Il secondo trionfo di Putellas è stato accolto da una serie di critiche dovute al fatto che la ragazza spagnola ha sì vinto ma dopo aver vissuto un infortunio importante che l’ha tenuta fuori per oltre metà di quell’annata. Vista la poca risonanza mediatica del calcio femminile, nessuno ha criticato la decisione della Fifa di premiare la catalana.

Questo anche perché mancavano valide alternative. Ma con il terzo trionfo consecutivo di Bonmatì le cose sono diverse. La calciatrice spagnola ha ottenuto il trofeo dopo aver perso nell’arco di un mese e mezzo la finale di Women’s Champions League e poi quella di Women’s Euro 2025. Non ci sono prese di posizione da parte della Federcalcio inglese, ma di sicuro quello che trapela da fonti vicine alle calciatrici britanniche è una notevole frustrazione unita ad un senso di impotenza. Anche perché i bookmakers vedevano di buono occhio una potenziale vittoria finale di una tra Chloe Kelly, Leah Williamson o dell’italoinglese Alessia Russo, qualificatasi al terzo posto nella graduatoria finale. Senza nulla togliere alla strepitosa carriera di Bonmatì e alle sue straordinarie qualità calcistiche, ma la sua vittoria getta ombre sul senso del Pallone d’oro Femminile. Come detto in precedenza, non è la prima volta che ci troviamo di fronte ad un caso simile. Inoltre, le cinque vittorie consecutive di casa Barcellona, al fronte della forte crisi economica che ha colpito la società blaugrana con la possibile smobilitazione di parte del settore femminile per appianare i debiti, suonano come una rassegna in cui vinci solo se appartieni al Barcellona. La colpa però è anche di chi viene scelto per votare i quali sicuramente, nutrendo scarso interesse nei confronti del calcio femminile, non sono nemmeno aggiornati su quelli che sono gli eventi e il loro andamento. Così facendo il Pallone d’oro rischia di trasformarsi nel riconoscimento dell’ipocrisia.