LA GESTIONE DEL CORAGGIO
Ma chi l'ha detto che “il coraggio, se uno non ce l'ha, mica se lo può dare”... Certo, la citazione farebbe pensare a un concetto così letterario da non esser messo in discussione per mere logiche calcistiche, eppure osservando gli ultimi 180 minuti della Fiorentina vien da pensare al carattere e alla personalità che Vincenzo Italiano ha saputo trasmettere alla sua squadra.
Due vittorie, quelle contro Atalanta e Spezia, maturate nella cosiddetta zona Cesarini e per questo ancora più importanti, due dimostrazioni di come un certo atteggiamento (che sia aggressivo o offensivo) stia dando i suoi frutti nonostante qualche brivido di troppo. Con 12 gol nell'ultimo quarto d'ora i viola sono secondi soltanto alla Roma in serie A (14 quelli messi a segno dai giallorossi) evidentemente perché il coraggio non viene mai meno.
Eppure se ancora uno scalino questa squadra deve salirlo è proprio quello relativo alla capacità di gestire partite, come quella di Spezia, da mettere in cassaforte piuttosto che far riaprire.
Perchè al di là dell'errore di Amrabat che ha dato il via all'azione del gol di Agudelo è piuttosto la desolazione apparsa davanti a Terracciano a rendere ancora certi momenti delle partite un punto debole dei viola, talvoltà così lanciati all'attacco da lasciar fin troppa strada, e spazi, ad avversari che altrimenti resterebbero chiusi all'angolo.
E' perciò probabilmente nella gestione, di certi momenti, di alcune fasi delle partite, ma anche del proprio coraggio, che la Fiorentina può pensare di crescere ulteriormente, magari confrontandosi con formazioni più attrezzate e contro le quali, per questo, può servire più la testa che le gambe. Fermo restando che comunque i 14 punti in più in classifica rispetto allo scorso anno sono anche e soprattutto il frutto del coraggio che Italiano, lui sì, è riuscito a trasmettere a tutti i suoi calciatori.