C'era una Volta in Viola, dal paragone con Maradona al carcere: la storia di Fabrizio Miccoli

Se sei nato nel sud Italia nel 1979, e sei appassionato di calcio fin da piccolo, allora da bambino non puoi che aver avuto come idolo Diego Armando Maradona. Arrivato a Napoli nell'estate del 1984, El Pibe de Oro ha vestito la maglia azzurra fino al 1991 alternando magie in campo e controversie fuori dal terreno di gioco. L'amore per il genio di Maradona per alcuni è diventata quasi un'ossessione, e così è stato anche per il protagonista dell'episodio di questa settimana della rubrica C'era una Volta in Viola, Fabrizio Miccoli. Nato a Nardò, un comune in provincia di Lecce, il 27 giugno del 1979, Miccoli è stato uno di quei bambini innamorati del 10 azzurro. Non solo, piccolo di statura e dotato di un piede mancino dal talento smisurato, ad inizio carriera viene paragonato proprio a Maradona e soprannominato "il Pibe di Nardò". Addirittura Miccoli si tatuerà, senza sapere chi sia, la faccia di Che Guevara sulla gamba sinistra. Il motivo? Ovviamente perché ce l'aveva El Diez.
Seconda punta tutto estro e fantasia, il salentino classe 1979 fa il suo esordio tra i professionisti nel 1996 con il Casarano ma è in Serie B alla Ternana che riesce a far conoscere il suo talento a tutta Italia. Nel 2002 la Juventus decide di puntare su di lui, un anno di prestito al Perugia di Cosmi (che con 5 reti in 6 partite trascina fino ad una storica semifinale di Coppa Italia contro il Milan) e poi l'approdo in bianconero. 8 reti e 7 assist in campionato non gli valgono la riconferma a Torino e così nell'estate del 2004 viene acquistato dalla neopromossa Fiorentina. In viola segnerà 12 gol in 25 gare di campionato ma alle buste viene riscattato dalla Juventus che lo manda in prestito al Benfica. I due anni in Portogallo rappresentano forse l'esperienza migliore ad alti livelli di tutta la sua carriera. Dopo un addio da lacrime ai lusitani, il Romario del Salento (perché somigliava per caratteristiche anche al brasiliano) torna in Italia e si accasa al Palermo. In Sicilia rimarrà sei stagioni, portando i rosanero anche ad una storica finale di Coppa Italia persa contro l'Inter nel 2011. Dopo 179 partite, 81 reti e tante esultanze agitando la mano di fronte al volto alla John Cena, Miccoli saluta Palermo per tornare nella sua Lecce prima di chiudere la carriera a Malta.
Abbiamo parlato dell'ossessione di Miccoli per Maradona. Il problema però è che il fantasista salentino dal Pibe de Oro ha preso soprattutto l'abilità di finire in brutte controversie fuori dal campo. Tanto che ai tempi di Palermo prima viene intercettato al telefono mentre insulta il giudice Giovanni Falcone, poi viene coinvolto in un'inchiesta giudiziaria per estorsione aggravata dal metodo mafioso. La condanna di tre anni e sei mesi di reclusione viene confermata in via definitiva nel 2021. Miccoli sconta sei mesi di carcere prima che gli venga concessa la misura alternativa dell’affidamento in prova. Adesso Il Pibe di Nardò è un uomo libero, gestisce in prima persona varie strutture alberghiere e una scuola calcio in Salento. Genio e sregolatezza. Una vita senza mezze misure, fatta di ascese, cadute vertiginose e risalite che è impossibile racchiudere in 5 minuti di podcast.
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