ALTRO CHE PRESTITI: LA VIOLA SPENDE E PROGRAMMA IL FUTURO
"Niente prestiti, siamo la Fiorentina". Volendo mutuare il titolo di una nota farsa teatrale di inizio anni '70, si potrebbe racchiudere in queste poche parole l'indirizzo di mercato che i viola hanno scelto di mettere in atto in queste prime settimane di sessione estiva. Eccezion fatta per Pierluigi Gollini (per il quale tuttavia è stato richiesto un indennizzo all'Atalanta di mezzo milione di euro), le altre operazioni portate fin qui a termine dalla squadra mercato di Viale Fanti sono state infatti condotte con la formula del titolo definitivo: per Jovic (liberato a 0 dal Real ma messo sotto contratto dalla Fiorentina per due anni con opzione per altrettanti), per Mandragora (pagati dalla Juventus 8,2 milioni di euro con un bonus che potrà arrivare fino a 1 milione nell'arco dei prossimi mesi) e infine anche per Dodô, il quarto colpo dell'estate viola che arriverà nei prossimi giorni e che sarà prelevato dallo Shakhtar a fronte di un pagamento di 14,5 milioni di parte fissa più una serie di bonus pari a circa 3,5. Una maxi operazione che, in totale, potrebbe costare alle casse di Commisso fino a 18 milioni di euro.
A conti fatti dunque, in un mercato che in Serie A (eccezion fatta per i parametri zero, qualche riscatto e i fine prestiti, ha visto girare decisamente pochi soldi), la Fiorentina è al momento una delle società che ha speso di più. Quanto? Se consideriamo tutti bonus raggiungibili dai giocatori arrivati nel corso di questa campagna acquisti (più il prestito oneroso di Gollini), i viola hanno messo in preventivo di spendere almeno 27,7 milioni di euro. Ma anche il monte ingaggi - recentemente calato a fronte degli addii di Callejon, Piatek, Torreira e Odriozola - subirà una nuova impennata: Jovic infatti percepirà per le prossime due stagioni 2,5 milioni di stipendio (5 a partire, eventualmente, dal 2024/25), Dodô si assesterà sugli 1,5 milioni mentre il salario di Gollini e Mandragora è sostanzialmente lo stesso e sfiora il milione di euro. Investimenti, dunque, pesanti, mirati e di prospettiva. Mosse di programmazione che poco si sposerebbero con quelle di una proprietà che, secondo qualcuno, sarebbe stata in procinto di essere venduta.