A FARI SPENTI
Come contro l’Atalanta, forse peggio. Se al Franchi era durato lo spazio di qualche minuto il sollievo per il pareggio di Vlahovic, a Reggio Emilia basta pochissimo al Sassuolo per intimorire i viola avanti di un gol (bello e meritato quello di Bonaventura, nel corso di un’ottima quanto illusoria prima frazione). Il tempo di sostituire un paio di elementi e De Zerbi mette sul tavolo il suo scacco matto a Iachini. Nel risultato finale pesano moltissimo gli errori di Pezzella, non una novità, ma prima di colpevolizzare il singolo sarà il caso di evidenziare, di nuovo, l’assoluta e totale mancanza di nervi di tutta la squadra. Che si sfalda alla prima difficoltà, che rinuncia a qualsiasi confronto e che, alla fine, si consegna semplicemente all’avversario rimediando la nona sconfitta in trasferta, la quindicesima in tutto per una classifica che adesso vede il Cagliari avvicinarsi a cinque punti di distanza.
Stavolta di mezzo ci sono anche i cambi di uno Iachini che dopo l’ultimo k.o. aveva tirato in ballo i numeri della propria difesa nella scorsa stagione, e che alla vigilia aveva invece sommessamente denunciato una condizione fisica non ottimale. Ebbene se il primo tempo di ieri è stato probabilmente tra i migliori, la ripresa resta l’emblema di come questa squadra non sia gruppo, di come nessuno pensi mai al sacrificio verso il compagno in uno scarico di responsabilità continuo. E anche di come, a prescindere dai tecnici che si sono avvicendati su quella panchina, siano sempre e comunque i calciatori a fare la differenza (purtroppo di nuovo in negativo). Tanto che il finale di gara di Eysseric e Callejon schierati a metà campo, al posto di Bonaventura e Castrovilli fino al momento del cambio tra i migliori, non fa altro che alimentare un’apatia nel gioco diventata triste marchio di fabbrica viola.
E così l’avversario di turno, organizzatissimo sul piano del gioco grazie a un tecnico innovativo, non fa altro che mettere la freccia, superare e osservare una reazione che non c’è. Un k.o. che fa male non solo per la classifica che continua a tenere in bilico squadra e società impedendo qualsiasi mossa ufficiale verso il futuro (ma con Gattuso i discorsi sono già molto avviati) ma anche perchè ancora una volta non si scorge un briciolo di quell’umiltà necessaria per affrontare la corsa alla salvezza. Quello spirito che per esempio ha consentito al Cagliari di ribaltare una gara fondamentale dopo esser stati sotto 2-0 e 3-1. Quasi che in casa viola la situazione attuale non fosse diretta responsabilità di una squadra che tutti credevano avesse diverse qualità, o di chi l’ha allestita, ma di non ben precisati nemici esterni, pronti a riversare fiumi di critiche preventive (più o meno il messaggio ribadito dal presidente qualche giorno dopo il suo ritorno in città).
Al termine dei 90 minuti di ieri la società ha scelto la via del silenzio, diversa da quella percorsa davanti alle (poche) vittorie stagionali, e contando quanto raccontato dopo il 2-3 subito dai bergamaschi potrebbe anche trattarsi di una scelta condivisibile, mentre sul piano logistico da oggi la squadra sarà in ritiro. Con due trasferte ravvicinate, e l’impegno di martedì dietro l’angolo, pare più un anticipo del ritiro pre-gara che non un intervento per ricercare nuova compattezza, ma intanto varrà considerare il messaggio lanciato dal club ai giocatori, pur in assenza di una dichiarazione pubblica della proprietà che, come in passato, spieghi chiaramente che un’eventuale retrocessione riguarderebbe tutti.
Perchè non bastasse la classifica, e nonostante la vicinanza del presidente Commisso che dal suo ritorno si è occupato soprattutto della squadra salvo osservare due sconfitte consecutive, ha poi pensato il Cagliari a spedire un messaggio forte a tutte le concorrenti, Fiorentina inclusa. Adesso i margini di errore si restringono ulteriormente, come i punti di vantaggio sul terzultimo posto scesi da 8 a 5. Vien da augurarsi che in vista della trasferta di Verona, e alla luce dell’apertura del club alla comunicazione diretta in stile social, siano soprattuto i tifosi a spiegare direttamente ai calciatori che non è più possibile continuare a viaggiare a fari spenti.