RENGA, Un mercato travolgente
L'editoriale di TMW oggi è scritto dal giornalista sportivo Roberto Renga
Se il mercato fosse quello degli ultimi due giorni, con i direttori sportivi e i giocatori svolazzanti attorno ai microfoni di Criscitello e Valentina, sarebbe una meraviglia,uno spettacolo imperdibile. Ed é strano che il mondo del calcio, già da anni proteso alla monetizzazione dell'aria, non se ne sia accorto, facendosi strapagare e sponsorizzare: altre due lire e le telecamere si potrebbero infilare negli stanzini che pomposamente chiamiamo, per far tutti contenti, box. Ci arriveremo e il presidente Beretta, se ci legge, ruba l'idea.
Pensate che bello: Lotito alle prese con Hernanes, Zamparini che litiga con Delio Rossi per un terzinaccio qualsiasi, Marotta che riceve un no dal primo centravanti che passa, Galliani che convince Berlusconi a prendergli un giocatore e il dottore che gliene prende due: contento, Adriano? Questo sarà, altro é stato. Ci si chiede in giro chi sia stato il protagonista del mercato. Non il club, perché sul successo del Milan c'é poco da dire. Parliamo del singolo, dell'attore, non della compagnia o del teatro.
Personalmente diremmo Massimo Moratti se non avesse venduto Balotelli. L'Inter va bene com'é: perché cambiarla? Per far contenti i tifosi? Sono dispiaciuti forse? Si é dato molto da fare Beppe Marotta, sino alla settimana scorsa padrone della scena, almeno quanto Preziosi, presidente del Genoa intenzionato a scalare l'Everest. Poi il manager juventino ha collezionato più no di Lotito, aprendo una nuova fase nella vita della Juventus, sino a ieri abituata a ricevere entusiastici sì.
Rifiutarono il passaggio solo Gigi Riva, Giorgio Chinaglia, Bruno Giordano e Pietro Paolo Virdis, che si fece poi convincere da Boniperti, che si infilò nella camera che ospitava l'attaccante in un albergo della Sardegna. Ora, tutti insieme: Di Natale, Burdisso, Borriello. Ce n'é abbastanza per finire sul lettino di uno psicologo: caro dottore, mi dica tutto. E il dottore: mi racconti la sua infanzia, mi parli del primo rifiuto della sua vita.
La fuga di Burdisso ha aperto la strada a una delle sorprese del mercato: Borriello in giallorosso. Ci sono retroscena, che giustamente devono passare alla nostra piccola storia calcistica. Daniele Pradè (voto nove e mezzo; il dieci a Rajola, cuoco capace di cucinare piatti insoliti e vincenti, da Gambero Rosso: é lui il numero uno) domenica ha seguito la partita del Milan e ascoltato le dichiarazioni di Borriello, così sintetizzabili: adesso che é arrivato Ibra, quando gioco io? Parole ascoltate anche da Marotta.
Pradè ha telefonato a Rosella Sensi. Marotta ha chiamato Borriello e l'intervento juventino é diventato pubblico: in serata agenzie e televisioni non dicevano altro.
Pradè a Rosella: ci inseriamo e facciamo un dispetto alla Juve, che ci ha fatto pagare Burdisso tre milioni in più? Rosella: ci inseriamo, ma per prenderlo. A tutti i costi.
Rosella ha ragionato come suo padre. A uno sgarbo si risponde con due sgarbi. Pradè é stato spedito a Torino e Milano e, in genere, ovunque si trovasse Borriello. Rosella si é messa in contatto con Galliani, che ha preso nel cuore della romanista il posto che era stato occupato da Moratti. Galliani ha annuito, abbassando anche la richiesta: dieci milioni da pagare in tre atti a partire dalla prossima stagione.
Cifra adeguata. Tanto che la Sensi non ha avuto bisogno di ricevere l'assenso della banche: dieci milioni li può coprire con le prossime partite in Champions (é stato scritto il contrario: dimenticatelo. Come dovete dimenticare il messaggio che Totti avrebbe spedito a Borriello: falso). Pradè non ha mai mollato Borriello, che gli ha chiesto solo di poter dormire in un singolo, questione di abitudine. Bruno Conti ha ricordato a Borriello di quando, ragazzo, la Roma lo voleva già. Borriello si é scusato con Marotta: come posso dire no alla Roma? E così ci spinge tutti a riscrivere un pezzo di storia del nostro calcio.
A Roma già sono felici per aver battuto la Juve due volte. Se poi batteranno anche Milan e Inter, ma sul campo, non basterà il Circo Massimo e Antonello dovrà scrivere un'altra canzone e Carlo Zampa inventare nuove definizioni per i calciatori della Roma.