FIORENTINA, Prandelli e il "turn over continuo"
Una cosa per volta, dice Prandelli. E il fatto che la prima cosa sia l’Atalanta chiude il discorso.
In realtà la Fiorentina si trova per la prima volta a dover gestire gli effetti di un possibile stress da prestazione da spalmare sul medio periodo: avendo la possibilità di giocare dieci partite nei prossimi quaranta giorni (diamo per buona la qualificazione al gironcino Uefa, prima partita il 25 ottobre), la scelta dei giocatori diventa fondamentale in relazione alle condizioni fisiche. Prandelli non parla di turn over perché il concetto non gli piace, è riduttivo, non rende bene l’idea se viene accostato solo all’Uefa: per l’allenatore viola il «turn over» è una scelta già applicata in campionato, lo dimostrano i cambi in Fiorentina-Empoli e Milan-Fiorentina.
KUZMANOVIC ha giocato una partita intera partendo dalla panchina, molti minuti sono toccati anche a Donadel e Semioli; perfino Vieri ha giocato più di un tempo su quattro a disposizione.
C’è spazio per tutti e, se proprio bisogna trovare uno slogan, Prandelli ha scelto un turn over continuo. Tutti titolari, anche se qualcuno è ovviamente più titolare degli altri. Quest’anno l’allenatore ha finalmente una panchina accettabile, basta dare un’occhiata a quella che ha preso posto a San Siro: Semioli, Vieri, Kuzmanovic, Kroldrup, Potenza, Osvaldo, Lupatelli. E non c’era Montolivo, il giocatore emergente, quello che forse potra fare la differenza contro il Groningen (e questa è stata l’unica concessione al vero turn over).