COLBRELLI, Bove? Ci sono passato: gli ho detto...
Ai microfoni di Tuttobici ha parlato Sonny Colbrelli, il quale - nel marzo del 2022 - ha subito un arresto cardiocircolatorio, che lo ha portato ad avere un defibrillatore sottocutaneo e a dover dire addio al ciclismo. Domenica sera, quasi per caso, Colbrelli ha rivissuto le sensazioni di allora guardando la tv: "Non guardo spesso le partite, ma domenica scorsa sono andato a trovare il mio amico Frapporti nel suo nuovo bar e stavamo seguendo la partita quando Bove ha avuto il malore. Ho visto tutta la scena, all’improvviso mi sono immobilizzato e in quel momento mi sono passate davanti tutte le immagini di quel 21 marzo che ha cambiato per sempre la mia vita. Nella testa sono ripartiti i pensieri e ricordi che ho di quel giorno, sono stato travolto da un mix di emozioni e sensazioni tale che ho preferito salutare tutti e tornarmene a casa".
Poi prosegue: "Il ciclismo non è il calcio. Un calciatore quando è in campo è circondato da persone e dallo staff medico quindi nel momento in cui dovesse succedere qualcosa non è solo, a differenza di quel che accade nel ciclismo: quando fai le discese a 90/100 km/h con il cuore ancora in tiro magari per aver fatto una salita a tutta, o durante una volata in cui le velocità sono altissime, c’è il rischio che con il cuore sottoposto a sforzi così elevati possa partire un’aritmia, entra in azione la “macchinetta” e diventi un pericolo anche per gli altri".
Infine, il messaggio per il centrocampista: "A Bove ho scritto un messaggio su Instagram “Capisco come ci si possa sentire in questi momenti, se vuoi parlare con me o confrontarci io ci sono. Ci sono passato io prima di te, e siamo fortunati a poterne parlare oggi", queste le mie parole a Bove che mi ha risposto ringraziandomi e chiedendomi come stessi ora. Abbiamo parlato solamente di quello che è successo e di cosa abbiamo sentito, vissuto. So che è difficile non pensare a cosa sarà della propria carriera sportiva, ma il mio consiglio è quello di affidarsi a medici competenti e che possano consigliargli la cosa migliore da fare per la sua salute. Sarà difficile prendere una netta decisione perché poi ognuno dirà la sua, ma ciò che più conta è sentire cosa si prova dentro; io volevo tornare, era un pensiero fisso nella mia testa, ma poi per il fatto di essere papà di due bambini ho preferito mettere davanti a tutto la mia famiglia che in precedenza avevo trascurato perché ero spesso in giro per il mondo. Quando ero in ospedale a Girona mi aveva chiamato Eriksen e per me è stato un momento di gioia, è stato per me una grande fonte di ispirazione perché ha avuto il coraggio di tornare. Se Bove vorrà io ci sarò, anche solo per un semplice confronto".